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Perchè fare terra bruciata?

Puntuale in questo periodo ritorna la pratica malsana di incendiare foglie e rami di ulivo nelle campagne della nostra provincia. E la presenza di sostanze chimiche in questi scarti di potatura rende quasi irrespirabile e nociva l’aria in molti comuni, dove gli abitanti invocano maggiori controlli da parte delle autorità
 
 
A cura di Alessandro Chizzini – in copertina: foto del Coordinamento Civico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino
 
 
Negli ultimi anni abbiamo purtroppo più volte rilevato come l’aria del Salento non goda di ottima salute, soprattutto a causa delle emissioni nocive provenienti dalle attività di grossi -e tristemente famosi- impianti idustriali. Negli ultimi tempi, però, sta salendo agli onori delle cronache un’altra brutta piaga del nostro territorio, una pericolosa attività finora trascurata, poco considerata, ma i cui effetti sull’ambiente e sulla salute umana sono tutt’altro irrilevanti: si tratta della brutta abitudine di appiccare roghi sui bordi delle strade e all’interno delle campagne per bruciare il materiale di scarto dell’attività agricola, soprattutto foglie e legna. Sembra quasi la “ciliegina sulla torta”, l’ennesimo attacco contro un territorio e una popolazione che a detta dello stesso ministro Clini ha dichiarato che il Salento è già troppo inquinato a causa dei venti che portano i fumi da Taranto.
Negli scorsi giorni l’allarme è stato lanciato soprattutto in alcuni comuni come Melendugno e Calimera. Si tratta di roghi altamente nocivi perché nella combustione di questi cumuli finiscono anche materiali organici trattati con concimi chimici, diserbanti e insetticidi o anche rifiuti di varia natura. Sia a Calimera che a Melendugno -in particolare nella frazione di Borgagne-, si sono sollevate le proteste dei cittadini, costretti a vivere rintanati nelle proprie abitazioni e a volte soffrendo di difficoltà respiratorie e dolori alla testa. 
E la situazione è più preoccupante di quello che sembra. Secondo le dichiarazioni dei Vigili urbani tutti i focolai individuati finora sarebbero risultati fuori dal controllo dei proprietari terrieri: si tratta dunque di un’attività illegale che persiste nonostante l’esistenza di specifiche ordinanze che la vietano, prevedendo sanzioni che possono arrivare a 500 euro in caso di recidiva. Nei due Comuni maggiormente colpiti le autorità si stanno muovendo su più fronti per fermare questo tipo di comportamenti: a Melendugno sui pali della luce sono stati affissi volantini che elencano tutte le sostanze nocive utilizzate nella cura degli alberi di ulivo, soprattutto in vista della raccolta, mentre a Calimera si sta provvedendo a notificare pesanti sanzioni ai colpevoli, secondo quanto previsto dall’ordinanza emessa allo scopo nel 2009. 
E mentre la situazione rimane grave, alcuni cittadini hanno deciso di impegnarsi nella lotta ai roghi, come il Coordinamento cittadino Movimento Regione Salento di Calimera, oppure come un virtuoso proprietario terriero che ci ha spiegato come si può riutilizzare il materiale residuale della lavorazione degli ulivi senza ricorrere ai roghi nocivi.