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Parcheggi a pagamento: Lecce, quanto mi costi?

All’aumento delle strisce blu e delle tariffe non è seguito un miglioramento della viabilità cittadina

 

Sarà perché son tempi di crisi, tempi in cui di denaro in giro ce n’è sempre meno e noi tendiamo sempre più a farci caso. Sarà perché pagare per parcheggiare è sentito come un sopruso, un vincolo ingiustificato alla propria libertà di essere automobilisti. Sarà perché in qualche caso, in effetti, il sopruso esiste concretamente ed è consapevolmente perpetrato ai danni dei motorizzati in nome della “mobilità alternativa” e della “circolazione sostenibile”. Fatto è che assistiamo giorno dopo giorno ad un climax di insofferenza popolare contro le famigerate strisce blu, le zone di parcheggio a pagamento diffuse ovunque sui territori cittadini.
Nel duello all’ultimo sangue tra l’automobilista e l’ausiliare al traffico -tra chi fa il furbetto e chi è inflessibile, tra chi è troppo ingenuo e chi è troppo zelante, tra chi l’ingenuo lo fa e chi zelante lo deve essere- si consumano e si rinnovano le dinamiche di vita quotidiana tipiche dell’ecosistema faunistico della giungla veicolare urbana. Un duello bestiale, appunto, in cui vince chi è più vigile e chi è più mimetico e sopravvive chi è più rapido e scattante. Su alcuni terreni urbani, però, la lotta per la sopravvivenza degli automobilisti (o almeno del volume delle loro tasche) sembra sbilanciata in favore di chi dalle strisce blu ci guadagna. Essi hanno dalla loro, oltre che il favore delle disposizioni normative, un apparato rilevatore efficiente e il beneplacito delle istituzioni preposte.
Caso esemplare ne è la città di Lecce. L’anno scorso, una speciale classifica sull’uso di aree di sosta a pagamento da parte dei Comuni mostrava il capoluogo salentino al terzo posto tra le città italiane con più parcheggi a pagamento in base al numero degli abitanti. Ma Lecce non è solo il regno incontrastato delle strisce blu. Anche i pochi parcheggi liberi rimasti in città, infatti, non sono esenti da gabelle monetarie, in quanto preda di onnipresenti parcheggiatori abusivi. I conducenti cedono senza troppe rimostranze alla richiesta (per fortuna ancora facoltativa) dell’obolo vessatorio da parte degli abusivi, pur di avere la garanzia dell’incolumità del proprio autoveicolo.
A completare il quadro si aggiunga, infine, la superefficienza degli ausiliari al traffico, che, già vittime in passato di pesanti polemiche da parte degli utenti, rappresentano probabilmente l’unico caso al mondo nel quale ci si lamenta dello zelo di un dipendente pubblico. La rapidità con la quale comminano la sanzione, senza aspettare che l’automobilista faccia in tempo a cercare il parcometro o a cambiare le monete, pare esagerata e reclama giustizia.
È facile, dunque, intuire che questa situazione abbia portato all’estremo l’esasperazione dei Leccesi motorizzati. A raccogliere la loro indignazione e avanzare proposte per modificare lo stato delle cose ci ha pensato il Dipartimento tematico “Tutela dei consumatori” di Italia dei Valori, nella figura del suo responsabile Giovanni D’Agata: “Già in passato avevamo proposto una serie di misure per ridurre il carico quotidiano che gravava su alcune categorie di cittadini, in particolare su pendolari e commesse, obbligati all’uso dell’automobile ed al parcheggio nelle zone a pagamento. Tali richieste sono rimaste inevase, nonostante l’aggravarsi della crisi economica e del perdurare del caro benzina”. In particolare, quello che D’Agata lamenta è che, nonostante il costante aumento dei proventi derivanti dalle tariffe per la sosta e dalle sanzioni pecuniarie non c’è stato un miglioramento della sicurezza stradale ed un ampliamento dei posti auto in città.
Da qui la proposta: “La normativa stabilita dal codice della strada non è chiara nella parte in cui dovrebbe obbligare i Comuni a reinvestire le risorse derivanti dai proventi dei parcheggi e dalle sanzioni esclusivamente in attività per il miglioramento della viabilità veicolare, per la sicurezza e l’educazione stradale e per la costruzione di nuovi parcheggi. Manca una seria rete di controlli sull’utilizzo di queste risorse. Vogliamo proporre -conclude D’Agata- di abolire temporaneamente i parcheggi a pagamento fino a che non vi sia un adeguamento della normativa attuale che vincoli i Comuni a reinvestire i proventi in dette attività”.

Giorgio De Matteis