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Odore di gas nel Salento

Sarà Tacco d’Italia il punto di penetrazione del nuovo gasdotto proveniente dall’Asia. Ma la paura per un’altra opera di devastazione ambientale è davvero tanta 
 
Tap. Come una puntura. Sicuramente dolorosa. Ma necessaria? È questo quello che si chiedono i salentini dopo le ultime notizie riguardanti il Trans Adriatic Pipeline, il gasdotto che partendo dall’Azerbaigian dovrebbe garantire un futuro meno instabile per l’approvvigionamento di gas combustibile all’Italia, liberandola dalla dipendenza con aree a rischio come il Medio Oriente. Il progetto, nato nel 2003, è arrivato alla fase operativa che coinvolgerà nei prossimi mesi la parte italiana: e ad essere interessata sarà la costa salentina. La trivella arriverà dal mare e penetrerà per 21 km nell’entroterra attraversando i comuni di Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Cavallino, San Cesario e San Donato dove si fermerà nell’area del parcheggio Lagorosso nei cui pressi verrà costruito un impianto di depressurizzazione che si collegherà ai tubi della Snam Gas. 
Il Tap è diventata opera strategica nel 2009 quando è stato siglato un accordo intergovernativo tra Italia e Albania per la cooperazione nei campi della elettricità e del gas, definendola di interesse prioritario per entrambi i paesi. Il gasdotto del Tap (520 chilometri) trasporterà gas naturale dalla regione del Caspio attraverso Grecia, Albania e Mar Adriatico fino all’Italia meridionale e all’Europa occidentale. Nel maggio scorso la società ha presentato la domanda per l’avvio della procedura di Valutazione dell’impatto ambientale e sociale (Esia) in Italia. Dietro il Tap c’è una società svizzera, la Swiss Egl per il 42,5%, una norvegese, la Norwegian Statoil per un altro 42,5% e per il restante 15% la German E.ON Rurhgas. 
Il Tap avrà inizialmente una capacità di 10 miliardi di metri cubi all’anno, una quantità che fornirà energia sufficiente per ben tre milioni di famiglie: l’idea degli investitori è quella di arrivare al raddoppio in breve tempo. Il problema però risiede nella contropartita ambientale che il territorio salentino dovrà in qualche modo pagare: la parte a terra del gasdotto avrà un diametro di 48 pollici (1,2 metri), mentre il diametro del segmento off-shore sarà di 36 centimetri (1,05 metri). Quest’anno sono stati lanciati  i progetti di monitoraggio del fondo marino: in queste settimane al largo della costa di San Foca non è raro vedere i tecnici impegnati nei prelievi dei sedimenti del fondale. 
E proprio la costa di San Foca, caratterizzata dalle falesie, sarà la prima ad avvertire il  brivido del contatto con il grande lombrico che scaverà per arrivare fino a San Donato, una parte di litoranea però già interessata da crolli e da cedimenti negli anni scorsi. Per costruire il percorso del grande tubo sarà necessario utilizzare una striscia di territorio larga 30 metri (restringibile fino a 22 per non devastare particolari situazioni ambientali di pregio). I lavori saranno realizzati grazie a nove cantieri temporanei. Le aree saranno riportate alle condizioni precedenti ai lavori, ma dopo l’installazione del gasdotto, non potranno essere più costruite abitazioni nel raggio di 40-60 metri e non potranno essere installate scuole, ospedali o altre strutture sensibili nel raggio di 200 metri. 
Un impegno notevole, dunque, ma che secondo alcuni sindaci della zona dovrebbe in qualche modo essere ristorato da benefici economici che vorrebbero almeno sconti e facilitazioni sulla bolletta energetica. 
 
 

La concorrenza corre sul tubo

 

La Trans Adriatic Pipeline non è l’unica opera che intende cambiare le regole dell’approvvigionamento da gas in Italia, prelevandolo dall’Asia. Esiste anche il progetto Itgi che ha intenzione di collegare l’Unione europea con l’Azerbaigian, senza passare attraverso la Russia. Un progetto concorrente alla Tap che ha in comune la testa di ponte da utilizzare per far arrivare il gas: il Salento. E sarà Otranto, scelta per via della sua posizione strategica, ad ospitare il sito. Nel maggio scorso è arrivato l’ok del Ministero e la costruzione sarà cominciata nel 2013. 

Il sindaco di Otranto Luciano Cariddi ha parlato di “senso di responsabilità” della comunità nella consapevolezza che si tratta di un’opera di interesse pubblico rilevante. Ovviamente il Comune di Otranto, per tutelare il proprio territorio, ha posto delle condizioni alla realizzazione del gasdotto, in particolare sulla collocazione della cabina di misurazione che dovrebbe venire realizzata al di fuori dal Parco naturale regionale “Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase”.