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Aumenta il numero di correntisti di Poste Italiane vittime di frodi informatiche, perpetuate attraverso la tecnica del “phishing”. Il fenomeno dilaga anche nella provincia di Lecce ed è sempre più difficile riconoscere questo tipo di truffe. Intanto gli esperti avvertono: “La miglior difesa è la prevenzione”

 

Si chiama “phishing”, reso dall’inglese “spillaggio” (di dati sensibili). Una traduzione a regola d’arte, che spalleggia la descrizione ancora più esplicita riportata sull’ “Avviso al pubblico” appeso ai muri di tutti gli uffici postali: “Frode informatica realizzata attraverso l’invio di e-mail contraffatte con la grafica ed i loghi ufficiali di aziende ed istituzioni, che invitano il destinatario a fornire dati riservati, motivando tale richiesta con ragioni di natura tecnica”.
Se è vero che le definizioni non precedono l’esperienza, è tempo di puntare i fari, aguzzare la vista e armarsi di una sana diffidenza verso tutte le richieste di accesso al proprio controcorrente a mezzo di posta elettronica, oltre che di un empatico affidamento alla malasorte delle sempre più numerose vittime “spillate”. Si sta parlando di una frode di tiratura mondiale, inattesa e veloce come un cancro, che sfrutta la comodità intelligente del mezzo Internet per entrare nelle tasche dei correntisti, bancari e postali. Per di più con una certa discrezione ed eleganza.
Se ne parla da tempo, a suon di denunce che riecheggiano nel vuoto. È leccese l’ultima vittima della frode. Correntista di Poste Italiane, da marzo di quest’anno riceveva con frequenza sul suo account …@poste.it, un’attendibilissima richiesta, con tanto di logo “Posteitaliane”, di un accredito di un tale bonus fedeltà pari a 150 euro. Dal preventivo sospetto iniziale, considerata la meticolosità e lo zelo con cui questa richiesta puntualmente si ripresentava tra i messaggi ricevuti, la correntista ha deciso infine di aprire la mail e di fornire, come richiesto, le coordinate per accedere al proprio conto, per poter rilevare l’importo bonus vinto. Al primo ordinario prelievo che la giovane la sera stessa ha effettuato presso uno sportello automatico Postamat, ha trovato la sorpresa: il conto prosciugato. La mattina successiva, un impiegato delle poste le ha presentato un estratto conto con la notifica di un’operazione a suo carico, naturalmente a lei del tutto sconosciuta: un versamento pari al saldo complessivo verso un altro conto Postepay. Il giorno stesso la giovane ha immediatamente bloccato il conto (per quanto oramai vuoto e inutile), ha sporto denuncia ai carabinieri e ahimè… a quanto pare, se il gioco proprio non è fatto, perlomeno è lungo. Sono previsti tempi dilatati e l’istanza di rimborso è da inviare alla sede legale di Poste Italiane di Roma. La Polizia Postale di Lecce, così come scoraggia ogni possibilità di risalire ai responsabili del phishing, smentisce l’esistenza di particolari assicurazioni previste in questi casi dalle poste e rimanda a valutazioni caso per caso. E i casi sono sempre più numerosi. Spesso i trasferimenti di credito ammontano a migliaia di euro. Per quanto questo genere di truffe non risparmi neanche i correntisti bancari, le vittime più colpite al momento risultano i più umili correntisti delle poste, fidelizzati da quel marchio, caldo e alla mano, “Posteitaliane”. Quello stesso marchio che si è rivelato un impostore.

 

Alessandro Tomaselli