Cerca

Nel Salento una lunga scia di violenza sugli animali

Una volontaria delle guardie ecozoofile dell’Oipa, testimone dei fatti del 3 dicembre, denuncia l’aumento esponenziale dei casi di violenza gratuita nei confronti dei cani 
 
Tra i protagonisti di questa tristissima vicenda anche Lucia Spagna, un’altra cittadina di Sternatia e soprattutto volontaria delle guardie eco zoofile della dell’Organizzazione Internazionale Protezione Animali – sezione provincia di Lecce, anche lei sconvolta e incredula di fronte a tanto inspiegabile orrore. “Quando ho iniziato a fare volontariato -spiega la Spagna- non sapevo di dovermi scontrare con una  realtà così dura, che vede protagonisti cani indifesi e maltrattati, forse per gioco, per cattiveria o chissà cos’altro. Mi chiedo quindi fin dove possa  spingersi la cattiveria delle persone e per giunta proprio qui nel mio paese che fino a ieri consideravo uno dei più tranquilli e invece divenuto protagonista di simili  episodi, almeno quelli di cui siamo a conoscenza”. 
La volontaria ci spiega come purtroppo il ritrovamento tra Sternatia e Martignano non sia un caso isolato nel nostro territorio, ma rientri in un allarmante fenomeno che soprattutto negli ultimi anni ha accentuato il suo trend negativo e ancora una volta Sternatia è al centro delle cronache: “Nell’ottobre dello scorso anno, il nostro comune fu lo scenario del terribile ritrovamento di un cane bruciato vivo con una piccola asta di ferro infilata nel corpo. Sempre a Sternatia, durante lo scorso aprile, noi volontari abbiamo trovato un’intera cucciolata avvelenata assieme alla mamma. Con l’intervento del veterinario del posto siamo riusciti a salvare solo due cuccioli, mentre gli altri sono morti sotto i nostri occhi uno dietro l’altro”. 
I numerosi casi avvenuti questo mese nell’arco di nemmeno venti giorni rappresenta un importante segnale di allarme: “Oltre al caso dei due cuccioli mutilati e del cane decapitato, dicembre ha anche visto il ritrovamento a Sannicola di una cagna bianca colpita probabilmente da un colpo d’accetta nell’occhio, si presume da un contadino infastidito della sua presenza nelle proprie campagne. L’animale aveva appena partorito e i suoi cuccioli non sono stati trovati. Su Facebook, poi, gira già la notizia di cuccioli bruciati e gettati tra i rifiuti di un cassonetto a Torre Chianca. A Copertino è stato invece la volta di un cane legato ad un massiccio sasso e nascosto tra le campagne. L’ultimo caso, ma non per importanza, è la storia di due cucciolate ritrovate negli scorsi giorni ancora nelle campagne di Sternatia; lancio un appello per cercar loro un  alloggio affinché non vengano continuamente spostati dalla madre, vittima di soprusi”. 
Lucia Spagna ha illustrato solo alcuni dei casi a loro noti, il più rappresentativo dei quali rimane quello di Aura, la cagnolina di Trepuzzi morta nei primi giorni di maggio 2010 dopo essere stata data alle fiamme da un gruppo di adolescenti per puro divertimento, e assunta a simbolo delle vittime della violenza dell’uomo sui cani. Tutto però fa presumere che molti altri episodi resteranno all’oscuro e impuniti. “Non so se ci sia un modo per fermare tutto questo -conclude la Spagna- ma siamo noi volontari che, attivandoci come più possiamo, cerchiamo di tamponare questo grosso problema che vede protagonista in prima fila il Meridione. Abbiamo poca collaborazione dalle istituzioni che dovrebbero, in primis ed in modo costante, lanciare campagne di sensibilizzazione contro l’abbandono e a favore della sterilizzazione, nonché mettere a conoscenza i cittadini di quanto avviene e punire i responsabili in maniera esemplare”. 
 
 
Maltrattamento e uccisione di animali: ecco cosa prevede la legge
 
La Legge n. 189 del 20 luglio 2004, che all’art. 544/bis stabilisce che “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da 3 a 13 mesi”, mentre all’art. 544/ter si afferma che “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a un anno o con la multa da 3mila a 15mila euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate, ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui sopra deriva la morte dell’animale”. In particolare, tale aggravante sussiste solo se la morte dell’animale è conseguenza non voluta del maltrattamento, e della quale chi agisce neppure ha accettato il rischio. In caso contrario, evidentemente, si configurerebbe il reato di uccisione di animali. 
Quando si assiste a casi di maltrattamento, di qualsivoglia genere, si può procedere in due modi: presentando un esposto o sporgendo denuncia. L’esposto va presentato agli organi di Polizia Giudiziaria e consiste nell’esposizione dei fatti di cui si è stati testimoni in base ai quali si può richiedere un intervento immediato o comunque un’indagine. La denuncia invece implica un coinvolgimento diretto della persona che diventa parte in causa. L’atto va depositato presso i Carabinieri o presso la Procura. È importante chiedere esplicitamente (in base all’art. 408 del Codice penale) di essere avvisati in caso di richiesta di archiviazione, onde poter fare opposizione entro 10 giorni come previsto dalla legge. 
 
Alessandro Chizzini