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Nascere nel Salento? A Lecce, Tricase o Copertino

La Regione Puglia ha stabilito di ridurre i punti nascita pugliesi da 42 a 18. Nel Salento saranno chiusi i reparti maternità degli ospedali di Scorrano, Galatina, Casarano e Gallipoli 
 
Sono lontani i tempi in cui le ostetriche si recavano a casa per mettere al mondo i figli. Scene di altre generazioni che hanno progressivamente lasciato il passo al più sicuro parto in ospedale. Con il passare degli anni e con il tentativo di riduzione dei costi della sanità (oltre a quella demografica) hanno portato ad un progressivo smantellamento dei reparti. A Maglie, ad esempio, si è potuto nascere fino all’agosto 2002, dopodiché (e fino ad oggi) il punto di riferimento è diventato l’ospedale di Scorrano. 
Adesso cambia tutto: in seguito alle indicazioni dell’Accordo Stato-Regioni sottoscritto il 16 dicembre 2010 che definisce le linee guida per una maggiore qualità e sicurezza durante i parti e per ridurre i tagli cesarei, la Commissione tecnica regionale ha stabilito che saranno chiusi i reparti di ostetricia che effettuano meno di mille parti all’anno. Una decisione che comporta per la Puglia la riduzione da 42 a 18 punti nascita. Nella provincia di Lecce si passerà da 7 a 3; in quella di Taranto da 5 a 3, in quella di Brindisi da 4 a 2. 
Gli unici ospedali a garantire le possibilità di partorire saranno, secondo questo schema, quelli di Lecce, Tricase e Copertino, con la contemporanea chiusura dei reparti di Scorrano, Galatina, Casarano e Gallipoli. Per i tempi, spetta alla Giunta regionale decidere se far slittare la decisione per non alimentare polemiche dopo la prima fase del piano di riorganizzazione ospedaliera. 
“La riduzione dei punti nascita va fatta, perché vi è una intesa tra lo Stato e le Regioni che la Puglia ha accettato -ha dichiarato capogruppo regionale del Pdl, Rocco Palese-. Ma prima di discutere delle ipotesi di chiusura è necessario che la giunta regionale presenti alla Commissione sanità una proposta ufficiale. In quella sede sarà possibile conoscere e discutere i criteri che la Commissione tecnica ha utilizzato per indicare le chiusure ed eventualmente prevedere anche deroghe e cambiamenti”. 
In disaccordo con la possibile chiusura dei punti nascita anche Antonio Maniglio, vicepresidente del Consiglio regionale: “Mi pare davvero poco rispondente alle esigenze dei territori e alla sicurezza delle donne che devono partorire l’idea di chiudere 4 punti nascita su 7 esistenti in provincia di Lecce. Le distanze tra la residenza delle partorienti e i punti nascita non sono ininfluenti. In provincia di Lecce per arrivare da Tuglie a Tricase, che rimarrebbe il punto nascita di riferimento per la zona Sud del Salento ci vogliono almeno 45 minuti”. 
A riportare chiarezza sulla questione la vicepresidente Loredana Capone: “Nessuna chiusura dei punti nascita attualmente esistenti, ma una necessaria programmazione per razionalizzare i servizi adeguandoli alle linee guida nazionali che assegnano tre anni per l’adeguamento. Il nostro obbiettivo è quello di assicurare innanzitutto i diritti delle partorienti e di dare loro tutta la cura e l’assistenza necessaria. È un preciso nostro intento togliere la maglia nera della Puglia per numero di tagli cesari applicati e di portarla ad un giusto rapporto con i parti naturali”.