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Nardò in serie D: un successo annunciato

Al fischio finale del direttore di gara è scoppiata la festa tanto attesa per una città pazzamente innamorata dei propri beniamini, autori di un vero miracolo
 
Non si sbaglia se si parte dall’assunto che la giornata dell’11 aprile sarà ricordata come una pietra miliare nella storia della Nardò calcistica e non. Difatti, la compagine salentina è riuscita nell’ambizioso intento di centrare la tanto agognata promozione in serie D. Ad un’ora circa dall’avvio della gara, lo stadio “Giovanni Paolo II” era gremito in ogni ordine di posto e pullulava di trepidante attesa. Le cifre ufficiali parlano di 7.500 spettatori tra paganti e abbonati, ma c’è chi giura che le tribune fossero affollate da oltre 8mila persone, un vero e proprio record di presenze per un campionato d’eccellenza. 
La risalita in serie D ripaga, in maniera sostanziale, il popolo neretino di tutte le sofferenze venutesi ad accumulare (quasi fossero un enorme castello di sabbia) in queste ultime stagioni. La coreografia preparata dalla tifoseria organizzata è stata spettacolare. Alla discesa in campo degli uomini di mister Longo, la gradinata si è trasformata in un caleidoscopio con migliaia di cartelloni raffiguranti la lettera D, e un bandierone con lo stemma del toro, ovvero il simbolo della suddetta compagine. Il risultato finale di 3-1 raffigura alla perfezione quanto la formazione di casa ha prodotto durante l’intero incontro, in virtù di un avversario, il Manduria, non certo sprovveduto e sceso a Nardò con la pazza idea di rimandare una festa che, invece, è potuta esplodere in tutto il suo fragore al triplice fischio del direttore di gara. La classica invasione di campo, con i tifosi all’affannosa ricerca di una maglia dei propri beniamini, ha fatto da contorno ad un entusiasmo pazzesco. La festa è in seguito proseguita negli spogliatoi prima di abbracciare una città intera con dirigenti e atleti uniti dalla gioia per un traguardo insperato solo per chi era al di fuori di codesta società, ambiziosa ed assai competente.
 
Francesco Covella