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Ma il Premio Barocco serve al Salento?

A Gallipoli e al chiuso del Teatro Italia: queste le novità dell’edizione di quest’anno del Premio Barocco. Ma le bellezze della “Città Bella” e del nostro Salento, in fondo, resteranno in ombra
 
Nel supermercato della televisione estiva arrivano i premi. E, si sa, in Italia un premio, una medaglia, un attestato o un omaggio non si nega a nessuno. E il format, anzi per la verità dovremmo dire la ricetta, è sempre la stessa: il “bravo presentatore” ripete come un disco rotto “Complimenti, complimenti… ecco a voi il grande, immenso Teto Zumzum… Famoso in tutta la Steppa sconfinata”… E tutti ad applaudire, “Bravo, bravo” bis, tris, etc.  
Tra i tanti premi giunge un po’ in anticipo anche il Premio Barocco, che ha reso famosa la città di Gallipoli, dove nel frattempo è tornato, dopo essere emigrato a Lecce per qualche anno. Il programma sarà ospitato nel Teatro Italia, uno dei più grandi d’Italia con i suoi 1.250 posti. Una scelta dettata da esigenze televisive Rai, dicono. Sarà. 
Certo, un posto al chiuso farà vedere ben poco della Perla dello Ionio: Gallipoli merita di essere raccontata, con i suoi protagonisti, cioè con quelle persone che ogni giorno la rendono vivibile, rispondendone in prima persona. E sono tanti. Una città infatti è lo specchio di chi ci abita: se è bella o brutta, dipende principalmente dai suoi abitanti, non dal turista. Naturalmente, Nello Marti e Fernando Cartenì, gli organizzatori del Premio Barocco, non hanno bisogno dei nostri consigli: sono uomini navigati, con anni di esperienza nelle produzioni televisive. Tuttavia, sono in molti a chiedersi perché le bellezze del Salento in quasi tutti i programmi ad esso dedicati restano sempre troppo in ombra. 
Quando sul palco si chiama una Sofia Loren per consegnarle un premio, quel personaggio diventa il tuo testimonial. E questo è ok. Ma basterà uno spot di pochi secondi per trasformare quel vip in un aambasciatore del Salento nel mondo? Il Salento e in particolare Gallipoli sono ormai un marchio sinonimo di alta qualità della vita, di bellezza, di natura incontaminata, di ospitalità, di ottima cucina e buon vino, di pasticceria invidiata ovunque e di talenti a profusione. Ecco, proprio questi talenti vorremmo vedere in prima serata.
Magari, non soltanto gli urlatori e le belle gambe; magari, non solo volti famosi e “complimenti”. Ma anche racconto, suggestioni nuove, movimento di scena, colori e spunti di realtà: leggerezza e contenuto. E questo suggerimento, naturalmente, vale per i programmi televisivi di tutte le stagioni e, in particolare, per i Premi: che siano alla memoria o per l’attualità, hanno bisogno di una botta di vita vera, di vita vissuta, di quotidianità reale. 
“Ma la televisione vuole fare grandi ascolti e non permette alla realtà di irrompere nello schermo… Vuole sempre e soltanto facce felici e contente e curve seduttive”. Si, ma quale televisione, vuole sempre e solo questa ricetta? E significherà qualcosa il fatto che una tv come La7 erode cospicue fette di pubblico alle grandi generaliste con programmi più pacati, aderenti alla realtà vera e con spunti creativi che altrove non hanno ancora visto la luce! 
Ecco, il modello di televisione a cui dovrebbero cominciare ad ispirarsi i vari premi in tv è proprio quello de La7: un mix tra il navigato eclettismo di Antonello Piroso (direttore dell’informazione) e il lungo corso produttivo di Lillo Tombolini (responsabile dei programmi). 
 
Francesco Pascarito