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Ma associazioni e imprenditori locali non stanno a guardare

Dalle associazioni come Slow Food e Salento Doc alle singole imprese partono iniziative concrete per recuperare e conservare la fiducia da parte dei consumatori
 
Quando qualcuno fallisce all’interno di un sistema, l’intero sistema perde di credibilità. È la dura, inesorabile legge dell’economia: le mozzarelle blu hanno generato un clima di da parte del consumatore, mentre gli imprenditori devono abbracciare ogni azione volta a far tornare la fiducia verso ciò che non solo è commestibile, ma anche buono, momentaneamente messo del calderone del sospetto. Manifestazioni come il “Mercatino del Gusto” (nella foto), in programma ogni inizio agosto a Maglie, aiutano questo processo, e associazioni come Slow Food promuovono la cultura del mangiar bene, del mangiar sano e con gusto. “I consumatori devono comunque essere attenti -spiega il presidente regionale di Slow Food, Michele Bruno– bisogna verificare la provenienza dei cibi: un prezzo basso non necessariamente corrisponde a un prodotto di qualità. Se poi si conosce l’imprenditore la filiera è fatta: noi promuoviamo da sempre i cibi locali, quelli a ‘chilometri zero’, perché ognuno di noi deve stare ben attento a ciò che mangia, ma anche a chi vende la materia prima. Credo sia necessario cambiare atteggiamento, tornando alla vecchia sporta di genitori e nonni”. 
Neppure gli imprenditori stanno a guardare. “Episodi come quello delle mozzarelle blu -sottolinea Paolo Pagliaro, presidente del Gruppo Mixer Media e a capo del progetto “Salento Doc”- ci lasciano sconcertati. Occorre bandire ogni prodotto che non abbia adeguati standard qualitativi, unica certezza che, invece, possono vantare quelli legati alla nostra terra, tuteliamo e difendiamo l’eccellenza delle nostre produzioni locali”. Un altro esempio è Francesco Tarantino, titolare dell’azienda Molino del Salento, una ditta che, insieme a quella di Benedetto Cavalieri, è produttrice di due dei dieci formati di pasta migliori al mondo, secondo la rivista Vanity Fair. “La cosa migliore che un imprenditore possa fare -spiega Tarantino- è aprire al pubblico le porte della propria azienda. Noi l’abbiamo fatto in molte manifestazioni e con la ‘masseria didattica’, in cui si poteva vedere l’intera filiera del prodotto. Perché il consumatore deve riappropriarsi di ciò che mangia. Per questo, anche le istituzioni iniziano ad appoggiare questo tipo di modo di pensare, ma dovrebbe accadere soprattutto nei supermercati, alcuni dei quali sono restii ad adottare prodotti locali, anche di ottima qualità”. Riappropriarsi del cibo prodotto localmente significa anche tornare alle proprie origini, perché, invariabilmente, noi siamo quello che mangiamo.  
 
(A. Leu.)