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Londra chiama, il Salento risponde

Dottorati universitari, attività professionali ma anche caffè e ristoranti: sempre più giovani della Terra d’Otranto scelgono di vivere nella capitale britannica. Occhio, però: prezzi di affitti e trasporti bilanciano le opportunità lavorative
 
Dalla nostra corrispondente a Londra Giorgia Salicandro
 
Le esperienze di tutto il mondo  strette in un unico abbraccio di strade, una fucina di trend  in cui potersi immergere attraverso il “pass part tout” di una lingua universale, un groviglio di opportunità lavorative di tutti i tipi. Capitale europea degli affari e delle nuove tendenze, Londra diviene la casa di fiumi di giovani italiani che, dopo aver visto chiudersi più di una porta in faccia, scelgono di abbandonare l’Italia e beneficiare della “vita facile” offerta dalla metropoli britannica, e i salentini non fanno eccezione. 
Secondo i dati dell’Aire, l’Anagrafe della popolazione italiana residente all’estero, raccolti dal Dipartimento per gli affari interni e territoriali, fino al 2010 risiedevano nel Regno Unito 151.159 italiani, il 4,8% del totale degli italiani all’estero; i pugliesi nel mondo erano nel complesso circa 312mila,  con Lecce al secondo posto con 90.133 residenti all’estero, un picco massimo registrato tra i baresi (104.122) mentre gli altri tre capoluoghi riportano dati più bassi (Taranto 24384, Foggia 63.677, Brindisi 31.027). In realtà, i giovani che scelgono la grande capitale britannica sono molti di più, ma la qualità di questo tipo di emigrazione finisce per nasconderla alle statistiche. La permanenza a Londra, infatti, è spesso di carattere temporaneo, secondo i canoni della più classica “esperienza all’estero” che permette di prendere confidenza con la lingua e accumulare un bagaglio di ricordi. D’altro canto, anche quando si protrae per diversi anni, chi vive fuori non aggiorna la propria residenza, poiché il costo popolare dei biglietti aerei permette di tornare spesso in patria. 
Tra i giovani salentini diversi sono coloro che, terminati gli studi universitari, scelgono di svolgere il loro PhD -il corrispettivo del dottorato- in una delle molte, prestigiose Università di Londra, tentando di beneficiare della borsa di studio che abbatte i costi, altrimenti proibitivi, della formazione universitaria. Paradossalmente, infatti, è spesso più semplice vincere un dottorato a Londra -più spesso dopo aver frequentato un master annuale o biennale- che non all’Università del Salento, dove i posti disponibili tendono a diminuire di anno in anno (per il XVIII ciclo sono stati bandini 145 posti, di cui 79 coperti da borsa) e, comunque, la prosecuzione della carriera accademia a studi conclusi resta quasi un’utopia. 
Se la “fuga dei cervelli” è il fenomeno più vistoso degli ultimi anni, a Londra non mancano comunque gli occupati in altri settori, dalla ristorazione all’edilizia, alla vendita al dettaglio.  I job center (centri per l’impiego) londinesi funzionano molto bene e offrono un’ampia gamma di possibilità soprattutto a coloro che cercano un lavoro temporaneo e part-time; ma spesso la soluzione migliore per trovare un impiego è quella di distribuire il proprio CV -rigorosamente nel formato inglese, diverso dall’EuroPass- direttamente in negozi e caffè. In città trovano posto anche alcune attività commerciali made in Salento, come la pizzeria “La Pizzica” in Fuhlam Road, che serve pizze, panzerotti, e naturalmente Negroamaro e Primitivo di Salice. 
È attesa inoltre una nuova migrazione di professionisti nel settore della sanità dopo la pubblicazione del bando che mette a disposizione 90 posti per medici specializzati e 70 per infermieri da inserire nel National Health Service britannico. L’opportunità è stata presentata la scorsa settimana alla Provincia di Lecce da Eures (European Employment services) e Best Personnel Ltd (agenzia specializzata nel settore sanitario). Si tratta della seconda selezione di figure professionali nel settore sanitario in Italia, dopo le fortunata esperienza della prima selezione, tenutasi nello scorso ottobre. 
Ma se lavoro e opportunità non mancano, la vita a Londra non è, nel complesso, propriamente idilliaca. Il costo degli affitti e quello dei trasposti, infatti, è altissimo e spesso la quasi totalità della paga finisce in queste due voci di spesa. Per un abbonamento settimanale a bus e underground nelle zone 1 e 2 -gli anelli centrali della città- si spendono circa 30 pounds, ovvero 36 euro, e il costo aumenta se si sceglie di vivere fuori dal centro, nelle zone 3 e 4. Gli affitti sono ancora più proibilitivi: per una stanza singola in zona 2 si spendono solitamente 500-600 pounds al mese, ovvero 600-720 euro, tre o quattro volte il prezzo di una singola a Lecce. 
 
 
BARBARA CARBONE, 28 ANNI – TIROCINANTE
“Mi formo qui, ma torno in Italia”
 
Una città che cambia sguardo e prospettiva, dalla quale trarre nuove ispirazioni da mettere a frutto in Italia. Questo l’obiettivo di Barbara Carbone, giovane neolaureata di Oria (Brindisi), che è a Londra con il progetto “Leonardo”. Dopo aversi laureata lo scorso novembre in Informazione e sistemi editoriali all’Università di Bari, Barbara ha deciso di fare esperienza all’estero partecipando al bando che consente di svolgere un tirocinio in un Paese dell’Unione europea. 
“Ho ritenuto opportuno spostarmi e formarmi in Inghilterra per imparare la lingua -dichiara Barbara-. Sono arrivata a Londra il 4 febbraio, i primi giorni mi sono sentita un po’ smarrita, perché non conoscevo ancora la città, non avevo amicizie se non una, e non sapevo neanche dove avrei svolto il mio stage. Ma già quando attraversavo la città da sola mi sentivo felice, osservavo i palazzi che si alternavano ai parchi immensi pieni di verde e fiori, percepivo di essere in una città ‘cool’. Cosa la rende tale?  I ‘colori’ della gente, le diverse culture: è davvero ‘il mondo in una città’, aperto a mille esperienze differenti. Però non vivrei mai qui a vita -conclude Barbara-. Sono qui solo per formarmi e lo sto facendo con sacrificio, sono molto legata alle mie radici, alla mia famiglia, alla mia terra”. 
 
 
ALESSANDRA SESTITO, 37 ANNI – GIORNALISTA
“Una città ideale dove vivere: cosmopolita e con molto verde”
 
Approdata due anni fa nella capitale britannica spinta dalla passione per la radio, Alessandra Sestito ha trovato una città dalle “vibrazioni giuste”. Originaria di Trepuzzi, Alessandra ha lasciato il Salento a 22 anni, a 30 si è trasferita a Milano, cuore delle produzioni radiofoniche, e intanto ha scritto un libro di successo sui giovani italiani di talento dal titolo Non è un Paese per bamboccioni. Due anni fa ha deciso di “buttarsi nel vuoto” e prendere un aereo per Londra.  
Ora Alessandra lavora come corrispondente da Londra, collaborando al radio giornale di Radio Monte Carlo, e inoltre cura la rubrica “News on demand” per Radio 105, programma che racconta curiosità, “cose bislacche”, life style. “Ho assolutamente intenzione di vivere qui -dice Alessandra-, a me piace molto l’idea di vivere in una metropoli ma nella quale c’è anche molto verde, in un contesto cosmopolita: è un posto in cui mi sarebbe sempre piaciuto fare un figlio. A ogni giovane italiano consiglio non di emigrare ma di fare comunque un’esperienza all’estero, soprattuto chi lavora nell’ambito del giornalismo: bisogna avere la testa aperta a 360 gradi”.  
 
 
DARIO ROLLO, 34 ANNI – DOTTORANDO
“Non escludo di tornare a Lecce, se si cressero le condizioni”
 
Figlio di emigranti, un’infanzia vissuta al nord Italia per poi approdare nella “casa” salentina a Lecce, Dario è ripartito presto seguendo la rotta dei suoi studi universitari, e qualche anno fa ha fatto tappa a Londra. “Vedo la mia vita su una traiettoria piuttosto mobile”. 
Dopo la laurea in Lingue orientali all’Università di Venezia, Dario si è messo alla ricerca di un’istituzione che gli desse la possibilità di continuare il percorso di ricerca intrapreso, e l’ha trovata a Birkbeck, Università di Londra. “Londra non mi ispirava per niente -spiega Dario- ma lì c’era l’unico master che mi permetteva di studiare il Giappone in una prosettiva di cultural studies, e poi mi è arrivata l’offerta di un dottorato di ricerca e sono rimasto. Adesso mi trovo molto bene, sento Londra come un’altra delle mie città. Restare qui per sempre? Questo non lo so. In realtà non ho mai staccato completamente con l’Italia. Non escludo di tornare a Lecce, se in futuro ci fossero le condizioni giuste per lavorare con quello che faccio e arrivasse una buona offerta ci penserei certamente su. In Italia ci sono tanti problemi, però ci sono anche i miei affetti -conclude Dario-: una parte di me considera di tornare per stare vicino alla mia famiglia, e per cambiare le cose. Perché no”.