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Lilt e Ant nel futuro di autisti e Oss dei pazienti oncologici

Per il personale di supporto ai malati oncologici in provincia di Lecce l’unica soluzione occupazionale potrebbe essere il conferimento del servizio dalla Asl alle associazioni di volontariato già operanti nel settore 
 
Il 30 ottobre scorso è scaduta la tranche di finanziamento garantita dalla Regione Puglia, sulla base di un documento economico risalente al 2010, per il servizio di supporto e trasporto ai malati oncologici. Il 31 ottobre 2011 l’Azienda Sanitaria di Lecce si è trovata nella necessità di operare un provvedimento di proroga che garantisse fino al 31 dicembre la prosecuzione del servizio e, al contempo, consentisse di avere il tempo necessario per esplorare altre ipotesi gestionali. Le ipotesi considerate, fin dai primi giorni di novembre sono state: la possibilità da parte della Regione di continuare ad erogare finanziamenti ad hoc, possibilità che però è stata immediatamente esclusa, e quella invece di verificare, con gli ambiti sociosanitari della Provincia di Lecce, la possibilità di condividere il servizio, atteso che il servizio in questione non è considerato di competenza prettamente sanitaria ma rientra, piuttosto, nella più ampia zona del sociosanitario. Anche la chiamata degli ambiti, però, ha avuto esito negativo. 
La terza strada che a quel punto si è inteso esplorare è stata allora quella relativa alla possibilità che il servizio rimanesse in piedi, non più come servizio sanitario, bensì, inglobandolo in una qualche attività ordinaria interna all’Azienda Sanitaria di Lecce. Le possibilità di far rientrare il servizio in una ordinarietà di rapporto dovrebbero consistere nell’espletamento di una gara d’appalto, una gara pubblica, per assegnarlo, oppure, il conferimento del servizio, e quindi del personale, a chi già svolge attività omologhe e affini, vale a dire, a quelle associazioni di volontariato come Lilt e Ant che hanno già rapporti convenzionali con la Asl di Lecce e che si occupano di garantire assistenza di tipo palliativo, domiciliare ai pazienti oncologici della Provincia di Lecce. All’interno di questa possibilità è emersa l’ipotesi che gli operatori si riunissero in cooperative che permettessero loro, dunque, di partecipare all’eventuale affidamento di un appalto. 
Tutta questa situazione non è però stata accettata da operatori e sindacato, che hanno sempre cercato di rivendicare l’obbligo da parte della Regione di continuare ad assicurare delle risorse aggiuntive specifiche per il progetto adducendo la motivazione che nel 2010 lo stesso fu approvato come progetto triennale, per il quale, però, veniva erogata soltanto una tranche annuale con riserva di poterlo rinnovare poi per altri due anni. Il problema è divenuto, dunque, un caso politico poiché vari gruppi politici presenti in Regione hanno cercato, in occasione della discussione sul bilancio regionale approvato a fine dicembre scorso, di inserire un emendamento ad hoc per il rifinanziamento del servizio. 
Una triangolazione, quindi, che vede dialogare Azienda Sanitaria, Regione e operatori, e che ha portato alla conclusione che è necessario che questo servizio, considerato importantissimo per l’assistenza di questi pazienti, venga trasferito da un tipo di assistenza che esula dai Lea (Livelli essenziali di assistenza), ad un’area, invece, di ordinarietà. Questo significa che l’Azienda Sanitaria dovrà tentare di portarlo all’interno delle sue normali funzioni assicurando risorse che provengono dal suo autonomo bilancio. Per garantire tale risultato l’Asl di Lecce, d’intesa con i vertici regionali, hanno prorogato il servizio fino al 31 gennaio 2012, impegnandosi a mettere in atto tutte quelle procedure che siano funzionali all’obiettivo prefissato. 
 
 
Favorevoli e contrari
 
Dalla Asl di Lecce pieno supporto al progetto: “Penso, sinceramente -dichiara il direttore sanitario Ottavio Narracci– che la duplice opzione della gara d’appalto e del conferimento alle associazioni di volontariato sia un’opportunità molto valida che gli operatori coinvolti dovrebbero cogliere. È più che altro una questione di tempistica: se si dovesse procedere, infatti, con una gara pubblica, sarebbe necessario allungare i termini della proroga perché sarebbe di fatto impossibile predisporla in 30 giorni. A tal proposito si profonde l’impegno della Regione che, in un incontro a Bari alla fine dello scorso anno, in occasione della discussione del bilancio, ha assicurato ai lavoratori che, alla ripresa delle attività, metterà su un tavolo tecnico per studiare nel dettaglio le possibilità prospettate”. 
Contrario all’idea invece Dario Cagnazzo, segretario territoriale FSI: “Vendola e Fiore si sono impegnati ad accertarsi dai propri tecnici sul percorso da seguire. Siamo scettici perché il tempo per la cooperativa non c’è e il conferimento alle associazioni di Terzo settore come Lilt e Ant non risolverebbe la problematica poiché non si creerebbero le condizioni per un disegno di stabilità. Come potrebbero stabilizzare tutte le associazioni? È impensabile. L’unico percorso che a nostro avviso si potrebbe intraprendere è incorporare i lavoratori all’interno della società partecipata della Asl, Sanità Service, ma tale società potrebbe internalizzare solo i servizi che hanno un progetto di continuità di almeno 4/5 anni. Non resta, dunque, che creare un contenitore, rimodulare il servizio affinché possa rientrare nei Lea e aspettare l’occasione utile per stabilizzarlo definitivamente”. 
 
Alessandra Caiulo