Cerca

L’emergenza nell’eccellenza

Il trasferimento di un tecnico ha dimezzato le prestazioni di Radioterapia presso l’ospedale “Vito Fazzi”

 

Si dice, a giusta ragione, che la salute viene prima di tutto. Ciò significa che la possibilità di accedere a un servizio sanitario efficiente nel proprio territorio sia un sacrosanto diritto per tutti i cittadini e che garantire che ciò avvenga concretamente sia uno dei primi doveri delle organizzazioni sanitarie.
Un diritto per i pazienti e un dovere per le istituzioni che nella realtà sanitaria del capoluogo salentino a quanto pare non sembrano meritori di nulla più che dello status di belle parole, almeno a quanto si può constatare da ciò che accade presso l’ospedale “Vito Fazzi”. Qui, infatti, nel cuore dell’eccellenza della sanità provinciale, il diritto alla salute viene sovrastato dalle deficienze burocratiche ed organizzative del sistema, come hanno potuto constatare sulla loro pelle i cittadini che speravano di potersi curare presso il reparto di radioterapia dell’ospedale e che ora probabilmente saranno costretti a spostarsi fuori provincia. Infatti, a partire dal 1° luglio le prestazioni di questo reparto sono state dimezzate, con decine di prestazioni giornaliere soppresse e almeno una ventina di pazienti in meno da poter trattare.
Le cause? Il trasferimento ad altra unità operativa di un tecnico di laboratorio, cui vanno ad assommarsi l’inizio congiunto delle ferie estive di altri operatori. Certo, non sarà facile ora spiegare tali motivazioni a chi si vede attanagliato da un malattia che non conosce ferie e che ora si ritrova costretto all’enorme disagio di affrontare un “viaggio della speranza” quale unica alternativa per sopperire ai problemi scaturiti da una semplice carenza di personale. Questo non è certo il primo caso in cui, negli ultimi tempi, il “Vito Fazzi” conquista la ribalta della cronaca per episodi negativi. Si va dai fatti bizzarri, come l’invasione di moscerini che causò la chiusura di un intero blocco di sale operatorie, alle carenze strutturali, lamentate più volte in particolare dagli addetti alle cucine, alle deficienze di personale sanitario Oss, ormai croniche in alcuni reparti che possono contare su meno della metà del numero di addetti standard previsto per ogni turno dal regolamento.
Eppure, per ciò che concerne il caso del reparto di radioterapia di Lecce non è appropriato parlare puramente dell’ennesimo caso di malasanità del Mezzogiorno. Perché la vicenda non segue a ruota fatalmente una serie di sfortunate gestioni, ma si colloca come unico esempio negativo in un quadro di eccellenza sanitaria nazionale. Tale reparto, infatti, grazie a una oculata gestione e a un attrezzatura all’avanguardia, aveva ottenuto negli ultimi anni un notevole favore presso la comunità scientifica italiana e l’opinione pubblica, azzerando le liste d’attesa e attraendo un gran numero di pazienti anche da fuori provincia e da fuori regione. Tant’è che radioterapia costituiva uno dei pochi esempi del sud della Puglia a registrare una mobilità attiva.
La situazione attuale, perciò, assume i connotati paradossali di una sorta di “emergenza nell’eccellenza”, cattivo presagio di una fatale incapacità del meridione a mantenere quella superiorità che una volta tanto si era riusciti, seppur con fatica, a raggiungere. Supposizione rafforzata dal fatto che il caso non è isolato. Il paradosso di radioterapia ricorda da vicino, infatti, quello che sta vivendo ormai da più di un anno un altro reparto del “Vito Fazzi”, quello di Oncoematologia pediatrica, un’altra unità operativa d’eccellenza della sanità locale che è stata costretta a bloccare i ricoveri a causa del trasferimento, si spera temporaneo, della responsabile sanitaria, la dottoressa Titti Tornesello.

Giorgio De Matteis