Per le strade del capoluogo ha avuto luogo un grande manifestazione, nel corso della quale è stato consegnato all’arcivescovo D’Ambrosio l’olio prodotto nelle terre confiscate alle organizzazioni criminali
“In Italia abbiamo contato circa 900 vittime innocenti e in Puglia sono oltre 40”. Nella marcia contro tutte le mafie per le strade di Lecce, a centinaia hanno sventolato striscioni e urlato il proprio “no” alla criminalità organizzata. Studenti e associazioni insieme hanno ricordato le vittime della criminalità organizzata, elencando i nomi delle vittime. In testa al corteo, che ha visto la folta partecipazione dei ragazzi di Acli, Terra del Fuoco, Anpi, Arci, Cgil e delle scuole di Lecce e provincia, don Raffaele Bruno, in lotta perenne contro le mafie d’ogni genere e grado: “Vittima è anche chi subisce la concorrenza sleale nel commercio, chi soffre il traffico degli stupefacenti, chi perde il posto di lavoro; perché la mafia non è solamente quella criminale, ma anche quella dei colletti bianchi, della politica corrotta e delle speculazioni finanziarie”.
Non è tutto nero, però, secondo il referente regionale di Libera. E la luce è rappresentata dai prodotti coltivati nelle terre confiscate, “perché se la mafia è una struttura organizzata, anche noi sappiamo organizzarci”, ha aggiunto don Raffaele, che ha spiegato l’importanza della consegna dell’olio prodotto nei terreni di Torchiarolo all’arcivescovo di Lecce Domenico D’Ambrosio, “affinché possa consacrarlo insieme a tutti gli oli e utilizzarlo nelle funzioni carismatiche del triduo pasquale, in tutte le parrocchie della diocesi”. A porgere l’olio delle mani di monsignor D’Ambrosio, Viviana Matrangola, figlia dell’assessore neretina Renata Fonte, uccisa perché si oppose a una pesante speculazione edilizia. Insieme ai familiari delle vittime, anche Massimiliano, ex detenuto in regime di semilibertà, che oggi coltiva con dedizione le terre confiscate. “I prodotti nati dalle terre espropriate alle mafie hanno un alto valore sociale”, ha evidenziato monsignor D’Ambrosio, indicando i cesti colmi sul sagrato del Duomo e ricordando che “la Chiesa condanna aspramente la criminalità organizzata e continuerà a farlo”.
Il grande successo della manifestazione di Potenza dello scorso 19 marzo, quando ben 15 pullman sono partiti dal Salento, è stato replicato nel capoluogo salentino. Nella data indicata per manifestare in tutta Italia (il 21 marzo, appunto), la città ha dimostrato la sua forza. Berretti gialli e barchette bianche di carta, il simbolo di una mobilitazione che ha coinvolto davvero tutti, da Porta Napoli a piazza Duomo, dove il corteo si è fermato per l’incontro con l’arcivescovo. “Abbiamo dato a tutti i partecipanti una barchetta di carta per dedicare questo momento alle vittime delle tratte, a chi cerca di fuggire dalla povertà e dalla sofferenza, raggiungendo le coste europee”, ha precisato Paolo Paticchio, presidente dell’associazione Terra del Fuoco-; per i bambini la barchetta è un gioco, ma equivale al sogno di chi, ai viaggi della speranza, affida il proprio destino. È di carta per significare la fragilità di questa gente e la difficile possibilità di sopravvivere”.
Le vittime devono essere ricordate tutti i giorni. Questo, in sintesi, l’insegnamento della manifestazione: “Ecco perché è importante la presenza dei ragazzi. Il domani è affidato a loro”, ha concluso Attilio Chimienti, responsabile regionale del settore “Beni confiscati alla mafia”.
Barbara Politi