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Le maschere del carnevale salentino

Insieme ai più famosi, il gallipolino “Tidoru” ed il leccese “Paulinu”, in provincia spiccano i personaggi tipicamente carnascialeschi de “lu Schiacuddhruzzi”, “lu Purgianella”, “lu Casaranazzu” e “Cicianella”

 

Carnevale, festa popolare e di tradizione. Festa dalle origini ancestrali ed antropologiche che riecheggiano da un passato remoto, pur se attualizzate e rivedute per i tempi che corrono. Ogni inizio d’anno per le piazze del Salento impazza la festa e la baldoria. Coriandoli e stelle filanti fanno mulinello sospinti dalla brezza di un inverno freddo nonostante latitudini “sulla carta” intransigenti, tutto per la gioia dei bambini e di coloro che diventati grandi, bambini vogliono continuare a restarlo, volutamente prigionieri del tempo come nella favola dell’eterno Peter Pan.
Nella nostra provincia il Carnevale, insieme alle tradizioni tipiche del periodo e della festa (gastronomiche e di costume), continua a custodire maschere e personaggi tipici, quasi tutti originati da leggende che si rincorrono nella notte dei tempi e che consegnano figure indissolubilmente legate alla “narrativa” di questa terra. E così il carnevale celebra da sempre “lu Tidoru” a Gallipoli, “lu Paulinu” a Lecce e nella zona della Grecia Salentina, “la Melina” a Melendugno, “Cicianella” a Cursi e via discorrendo in una serie infinita di maschere e nomi che identificano il Carnevale della vecchia Terra d’Otranto e delle sue genti. Più recenti sono invece le maschere “de lu Casaranazzu” a Casarano, “de lu Sciacuddrhuzzi” ad Aradeo, e “de lu Purgianella” a Castrignano del Capo.
A Casarano, “lu Casaranazzu” ufficiale è quello sancito anni fa attraverso un concorso fra gli studenti delle scuole cittadine. Ha i baffi e veste con una camicia blu ed un paio di pantaloni azzurri (i colori sociali di quasi tutte le squadre sportive della città). Il serpente (elemento presente nello stemma civico) si attorciglia ad una gamba e portando una cintura di cuoio intorno alla vita il personaggio non tradisce la vocazione “calzaturiera” della città che raffigura.
“Purgianella” a Castrignano del Capo è un giovanotto vestito di bianco con il volto coperto da una maschera bianca. Sul capo regge un pesante cappello a forma di cono sulla cui sommità trovano spazio tre elementi simili a grosse pigne dorate dalle quali cade giù una cascata infinita di nastrini colorati. Ad Aradeo, maschera tipica è invece “lu Sciacuddrhuzzi”. Tale personaggio è diventato mascotte del carnevale aradeino nel 1999, e rappresenta il famoso spiritello alto un palmo e mezzo con tanto di ventre e di cappello largo e pizzuto che, nella fantasia popolare, la notte si accoccola sul petto degli uomini e delle donne presi di mira per scherzi e varie burle.

 

Daniele Greco