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Le cozze non fanno più paura

I risultati delle analisi effettuate dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo rassicurano sulla presenza di diossina nei mitili tarantini. Ulteriori accertamenti sono comunque in programma da parte di Asl e Arpa
 
Sono confortanti i dati provenienti dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo sulla concentrazione di diossina nelle cozze tarantine. I sei campioni, tre di allevamento e tre di fondo, inviati al laboratorio sono risultati totalmente negativi, con valori lontani dai limiti di legge. Si tratta di prelievi effettuati il 14 gennaio scorso, mentre infuriava la polemica tra gli ambientalisti del Fondo Antidiossina e di PeaceLink da un lato e gli allevatori dall’altro, sulla presenza di inquinanti riscontrati in ostriche, cozze pelose e cozze Sangiacomo prelevate dai fondali del primo seno. Una polemica la cui eco era arrivata alle cronache nazionali e che rischiava di causare un tracollo del mercato dei mitili non solo nel tarantino, ma in tutta la regione. “Le analisi -aveva precisato Fabio Matacchiera del Fondo Antidiossina- erano state effettuate dall’Inca, il Centro interuniversitario di Venezia nel corso degli ultimi due mesi evidenziando alti livelli di diossina, pari al 70% oltre i limiti di legge, nei mitili di fondale del Mar Piccolo di Taranto”. 
Una situazione che però non riguarda le più comuni cozze nere, oggetto di commercio, allevate su palo o galleggiante e che costituiscono il 90% del commercio. “I valori riscontrati -conferma il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl, Michele Conversano- sono ben al di sotto dei limiti consentiti. Erano stati al di sotto dei limiti pure i valori nelle analisi precedenti (di fine dicembre) anche se in alcuni casi erano andati troppo vicini al consentito tanto da spingere la stessa Asl a chiedere ulteriori verifiche. Le ultime analisi hanno sciolto le perplessità acuite dall’allarme lanciato dagli ambientalisti circa la presenza oltre i limiti consentiti di diossina e Pcb in altre specie di mitili (non cozze nere) prelevati nei fondali di aree interdette alla mitilicoltura”. 
I risultati provenienti dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo sono molto chiari: si tratta di una tabella con i valori analitici, inviata già alla Regione e alla Asl e che sarà diffusa nei prossimi giorni. Intanto l’AsI di Taranto continua ad effettuare i controlli di monitoraggio dei mitili allevati in Mar Piccolo secondo il cronoprogramma presentato al Comune di Taranto e  finalizzato a tenere sotto controllo i livelli di diossina e Pcb negli allevamenti di tutti gli animali, fauna ittica compresa, destinati alla vendita e quindi al consumo da parte dei cittadini. La task force costituita da Asl/Ta, Cnr c Arpa, prevede prelievi di campioni in particolare dal primo seno (su cui si affaccia la città e l’area industriale) e dal secondo seno, poi si proseguirà con gli altri allevamenti anche in Mar Grande. 
Il piano straordinario, originato dai tre riscontri su tredici prossimi al limite di 8 picogrammi per grammo (7.929, 7.843, 7.029), è stato stilato e scatterà non appena l’organizzazione sarà completata. Riguarderà le quattro aree già al centro della caratterizzazione effettuata da Sviluppo Italia alle quali si sovrapporranno le griglie di campionamento stabilite dal Comitato tecnico (Asl, Arpa, Cnr, Comune). Nel secondo seno l’indagine sarà fatta su 34 quadranti di 600×600 o 400×400; nel primo i quadranti sono 57, dei quali 48 nella zona A, cioè quella con il maggior numero di coltivazioni sulla sponda lato Tamburi. I campionamenti saranno mensili nel periodo febbraio-aprile con prelievi a varia profondità.