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“L’abbattimento controllato è un male necessario”

L’assessore provinciale all’Attività Venatoria, Salvatore Perrone, spiega l’inevitabilità del provvedimento, che però non ha ricevuto ancora l’ok della Regione Puglia 
 
Gli ambientalisti di tutta Italia hanno lanciato appelli per la salvaguardia dei cinghiali della zona tra Lecce e San Cataldo. L’allarme è stato lanciato in seguito alla richiesta di un piano di abbattimento dei cinghiali selvatici avanzata dall’azienda faunistico venatoria Bosco Fiore, dopo anni in cui le aziende agricole sono in ginocchio a causa di un gran numero di cinghiali selvatici in libertà. La proposta di abbattimento è stata fatta alla Provincia, che replica tramite l’assessore alle Attività Produttive e Attività Venatoria, Salvatore Perrone
Assessore Perrone, in che modo la Provincia ha affrontato la situazione dei cinghiali selvatici nelle zone coltivate, che vede da una parte agricoltori in difficoltà e dall’altra gli animalisti che protestano? 
La Provincia ha preso atto della situazione che per molti agricoltori è diventata insostenibile. C’è un nutrito gruppo di una razza mista di cinghiali-maiali allo stato selvatico che danneggia le colture e in alcuni casi mette in serio pericolo la sicurezza delle persone. Noi in questi anni abbiamo raccolto le istanze dei coltivatori e dopo aver mandato i periti a quantificare i danni abbiamo pagato i danni da fauna selvatica, dai 10mila ai 30mila euro all’anno, secondo i fondi regionali stanziati. Alcuni coltivatori si sono ritenuti soddisfatti, altri no. 
Con quale criterio si differenziano gli interventi di risarcimento?
Ci sono tre tipi di terreno e tre tipi di interventi. Nelle oasi di protezione, qualsiasi danno è interamente a carico della provincia. Nei terreni di caccia programmata la valutazione parte dalla provincia e poi passa all’Ambito Territoriale Caccia, mentre per quanto riguarda le aziende faunistico venatorie è il concessionario a dover risarcire per i danni.
Per quanto riguarda la proposta di abbattimento dei cinghiali?
L’abbattimento controllato è una realtà che esiste in tutte le regioni d’Italia e diventa necessario quando la situazione diventa insostenibile. La Provincia però non ha la competenza e deve attendere l’autorizzazione dalla Regione. Noi abbiamo fatto richiesta di un abbattimento controllato alla Regione che però non ha dato risposta. Al momento, gli unici dati che abbiamo risalgono al 2009 e parlano di 30 animali allo stato selvatico. Ad oggi il numero potrebbe essere salito. 
Cosa può rispondere agli ambientalisti?
L’abbattimento controllato di alcuni animali non è un evento straordinario, si rende necessario per salvaguardare le economie e la sicurezza degli abitanti. La razza in questione è poi un ibrido tra cinghiale e maiale, di poco interesse naturalistico. Bisogna però, prima di lanciare allarmismi, vedere e catalogare effettivamente gli animali che ci sono nella mandria. Al momento, dalla Polizia provinciale e dal Corpo Forestale abbiamo numeri contrastanti. Quanto prima ci muoveremo per sapere e valutare il numero esatto dei capi della zona. Per avere un quadro completo c’è bisogno di dati certi. 
 
Oriana Rausa