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La spending review sulla sanità privata

A RISCHIO CHIUSURA PETRUCCIANI, VILLA VERDE E VILLA BIANCA A LECCE, SAN FRANCESCO A GALATINA

 

Sono 4 le strutture che rischiano la chiusura in provincia di Lecce, se dovesse diventare legge il regolamento che prevede un minimo di 80 posti letto per ottenere la convenzione col Servizio Sanitario Nazionale

 

È arrivato tra capo e collo e promette di agitare il cielo sopra la testa di molti. Lo schema di regolamento, previsto dal ministro alla Salute Renato Balduzzi e contenuto nella spending review, annuncia la chiusura di 4 cliniche private in provincia di Lecce, 20 in tutta la Puglia, 257 in tutta Italia. La bozza, che comunque dovrà passare dalle forche caudine della Conferenza Stato-Regioni, fissa un criterio quantitativo come discrimine per continuare ad ottenere l’accreditamento con il Servizio sanitario nazionale. La soglia limite è di 80 posti letto per acuti. Una cifra astronomica soprattutto per le strutture monospecialistiche. 

Sotto la ghigliottina, così, finirebbero la Casa di Cura San Francesco a Galatina e Villa Bianca, Villa Verde e Petrucciani a Lecce. Stando al provvedimento in discussione, tutte e quattro le strutture dovrebbero essere “sconvenzionate” nel prossimo triennio. Per loro significa effettivamente chiudere i battenti, visto che almeno il 90% del loro budget, in media, proviene dai rimborsi fatti dalla Asl di Lecce. Solo per i ricoveri, senza tener conto delle prestazioni ambulatoriali, sono oltre 9milioni di euro i fondi a loro destinati, complessivamente, per i primi sei mesi di quest’anno. Si sommano ai 22milioni di euro di due anni fa e ai 20milioni dello scorso anno, per un totale di 24.510 ricoveri nel triennio. 

Dati che testimoniano già una contrazione della specialistica convenzionata esterna, così come stabilito dalle disposizioni del governo, ma numeri che appalesano l’importanza strutturale che le cliniche private continuano ad avere sul territorio. Con loro, infatti, rischiano di sparire altri 216 posti letto nel Salento leccese. E spesso in reparti d’eccellenza, come l’ortopedia di Villa Bianca. 

È ovvio che ora la battaglia si sposta a Roma ed è soprattutto nelle mani dell’assessore regionale alla Sanità, Ettore Attolini. Si spera almeno in una differenziazione tra case di cura polispecialistiche e quelle monospecialistiche. O di ottenere tempi più prolungati per cercare di percorrere l’unica via di fuga che altrimenti rimarrebbe loro: l’accorpamento. Difficilmente, infatti, la fusione potrebbe avvenire soltanto tra assetti societari, perché quasi certamente sarà richiesta, invece, la creazione di poli unici. Lo spirito della norma, infatti, è nella volontà di chiudere i piccoli ospedali, perché meno sicuri. Il gioco delle tre carte, in quest’ottica, sarebbe irrazionale.

 

Tiziana Colluto