Un’ordinanza del Tribunale ha “sfrattato” l’Associazione dalla sede storica in piazza San Giovanni, in quanto l’immobile -di proprietà comunale- deve essere venduto
Una ferita peggiore di quella inflitta da chi li ha privati di una sede non potevano riceverla. Ancora non se ne fanno una ragione i soci dell’Associazione invalidi e mutilati di guerra che nei giorni scorsi hanno dovuto abbandonare la sede di piazza San Giovanni, secondo quanto disposto da un’ordinanza del Tribunale di Lecce. L’immobile in questione, infatti, rientra tra i beni che il Comune ha ceduto alla società patrimoniale “Casarano Città Contemporanea” allo scopo di essere venduti.
“Non è possibile -commenta con le lacrime agli occhi il presidente Geremia Stefàno-, abbiamo dato il cuore per la patria e ora ce lo strappano dal petto”. La sezione casaranese dell’associazione è nata nel lontano 1920 e da allora ha acquisito e custodito gelosamente migliaia di cimeli, fotografie e documenti. Attualmente conta 26 soci viventi, 32 vedove, 25 orfane ed un’altra ventina di orfani per un totale di 106 iscritti.
Nonostante una guerra alle spalle, la Croce al merito di guerra e il titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, Stefàno ha accusato il colpo. “Essere feriti in questo modo -aggiunge- è anche peggio rispetto alle invalidità e alle mutilazioni riportate in guerra. Questa ferita coinvolge due guerre mondiali, offende i caduti, gli invalidi, i mutilati, i combattenti, le loro vedeve e i loro orfani. Chi si è reso artefice di ciò dovrebbe vergognarsi. Hanno avuto il coraggio di buttare per strada più di cento persone, ma quello che maggiormente mi rattrista è il modo in cui ci hanno trattato, senza prospettarci alcuna alternativa”.
Stefàno, però, nonostante le condizioni di salute non certo ideali, è un uomo abituato a lottare e condurrà sino in fondo anche questa battaglia. Della questione si sta occupando, sin dall’ordinanza di sgombero emessa lo scorso dicembre, Giampiero Marrella, ex capogruppo consiliare del Pdl. “Essendo intervenuta un’ordinanza del tribunale -afferma l’ex consigliere-, lo sgombero doveva essere effettuato. Allo stesso tempo, però, va sottolineata l’importanza che l’associazione riveste da un punto di vista storico e culturale. Tra l’altro, lo stesso giudice, all’interno dell’ordinanza, parla espressamente delle meritorie finalità dell’associazione. Quello che contesto sono le scelte compiute a monte dall’Amministrazione. Tutto questo, infatti, sarebbe potuto essere evitato con un po’ di buona volontà”.