La Regione Puglia non paga l’Ato, che non paga la società “Progetto Ambiente”. Questo, a grandi linee, il disegno di quello che potrebbe diventare un disastro sul fronte dello smaltimento dei rifiuti urbani. Le Ato Le/2 e Le/3 si trovano, in questo momento, in una forte situazione debitoria nei confronti dell’azienda “Progetto Ambiente”, che ha chiuso i cancelli nei giorni scorsi e ha lasciato i contenitori pieni di rifiuti in segno di protesta. I presidenti delle Ato, tuttavia, sono riusciti a trovare una soluzione-tampone, a fronte di un debito nei confronti dell’azienda, che ammonta a ben 4 milioni di euro, che saranno ora rateizzati in piccoli saldi da 800mila euro per volta. Questi fondi saranno raccolti rastrellando i debiti creatisi con i comuni inadempienti, che non sono pochi, ma sono rintracciabili per lo più tra i comuni di piccole dimensioni che hanno dei problemi di bilancio, ma comunque stanno provvedendo, con solerzia a quanto pare, proprio in questi giorni a versare il dovuto all’Ato di competenza. Ma siamo o saremo in emergenza rifiuti? “L’emergenza ci sarà eccome -spiega il presidente dell’Ato Le/2, Silvano Macculi- se i Comuni o la Regione Puglia non si affretteranno a saldare”. Infatti, esiste peraltro un debito maturato dalla regione nei confronti dell’Ato ammontante a 5milioni e 800mila euro, che da solo potrebbe riuscire a risanare la situazione. “L’emergenza non è di tipo tecnico -continua Macculi-, ma economica. Se i debiti che si sono contratti non saranno risanati si potrebbe arrivare a una vera e propria emergenza anche tecnica. I Comuni, in ogni caso, hanno iniziato a pagare già dallo scorso giovedì, una situazione che lascia ben sperare. Anche se, tuttavia, si tratta di una questione che sembra ripetersi periodicamente: non è la prima volta e potrebbe non essere l’ultima. Peccato che si debba arrivare a questo, al rischio di un’emergenza tangibile, al pugno di ferro dell’azienda creditrice, affinché chi di dovere decida di saldare. In ogni caso, credo che la principale responsabilità sia da attribuire alla Regione, che non ha versato il suo debito, perché, probabilmente, non aveva inserito la voce nel bilancio, ma che io sappia, si sta provvedendo a risolvere anche da parte loro”. Non resta quindi che aspettare; intanto, la voragine dei mancati pagamenti alle Ato Le/2 e Le/3, ammonta a circa 22 milioni di euro.
Il rifiuto è d’oro
Gli impianti di smaltimento rischiano di rimanere chiusi in Provincia di Lecce a causa della morosità di alcune amministrazioni: la società “Progetto Ambiente” vanta dei crediti nei confronti dei Comuni salentini e soprattutto della Regione Puglia, per una cifra vicina ai 22 milioni di euro
L’emergenza rifiuti ritorna nel Salento ciclicamente, a intervalli più o meno regolari. Dopo qualche settimana di relativa tregua, il pericolo che le strade dei Comuni salentini si riempiano di sacchetti di immondizia diventa ogni giorno più concreto. Ma questa volta nessun inconveniente tecnico alla base, non è insomma colpa degli impianti inadeguati, del ciclo dei rifiuti che ancora non è andato a regime, ma esclusivamente di un problema economico come ha ricordato il presidente dell’Ato Le/2, Silvano Macculi. La “Progetto Ambiente” che gestisce gli impianti di Cdr ha deciso al momento di non concedere ulteriori proroghe e di chiudere gli impianti di Cavallino, Poggiardo e Ugento, tanto da far presagire un’emergenza rifiuti gravissima entro pochi giorni.
Il conto presentato dalla società è salato: il debito dei comuni (si tratta complessivamente di una quindicina di amministrazioni) ammonta a ben 22 milioni di euro. Il debito maggiore invece è a carico della Regione Puglia che risulta non aver pagato il corrispondente importo dal 2009 e risulta inadempiente per 5 milioni e 800 mila euro. La società “Progetto Ambiente” ha deciso di vietare il conferimento agli Ato Le/2 e Le/3 finché l’intero importo dovuto non sarà stato onorato completamente: una misura radicale che riuscirebbe a mettere in ginocchio l’intero Salento in pochissimi giorni, come già avvenuto lo scorso anno causando gravissimi scompensi all’intero sistema provinciale basato sugli ambiti territoriali. L’obiettivo dei gestori dell’impianto azienda è quello di recuperare quasi 4 milioni per i servizi di smaltimento da riscuotere ancora da settembre scorso e che già allora aveva causato una serie di problematiche molto serie.
Già durante la crisi dello scorso settembre Antonio Albanese, presidente di “Appia Energy Puglia” e amministratore unico di “Progetto Ambiente” aveva spiegato come si era arrivati ad una tale lievitazione dei costi: l’offerta per lo smaltimento era stata formulata nel 2004 mettendo in conto di bruciare il combustibile da rifiuto nell’area salentina. All’epoca però era in funzione la Copersalento che impiegava 90mila tonnellate di cdr e fino al 2006 anche la Colacem che ne bruciava 50mila. Oggi il 30% del Cdr prodotto a Cavallino viene smaltito a Massafra, il resto viene inviato in provincia di Isernia. I maggiori oneri per il trasporto hanno inciso sulle tariffe e gli importi finali. Per la soluzione del problema i presidenti, Gianni Garrisi dell’Ato Le/1, Silvano Macculi dell’Ato Le/2 e Francesco Ferraro dell’Ato Le/3, verseranno 800mila euro all’azienda ogni settimana fino ad estinguere il debito. Una situazione non facile perché dovranno intimare ai comuni, anche attraverso azioni legali, di aprire i cordoni delle borse: si tratta in molti casi di amministrazioni con seri problemi di bilancio che difficilmente potranno onorare la riscossione. In totale quindi si arriva ai famosi 22 milioni di euro a cui vanno aggiunti altri 5 milioni e 800mila euro come credito vantato dagli Ato nei confronti della Regione Puglia a causa della crisi del 2009 anno in cui la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti raggiunse cifre astronomiche a causa dell’invio dei camion fuori dai confini pugliesi.
Macculi: “L’emergenza ci sarà Comuni e Regione Puglia non saldano i debiti”