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Il Piano della ragione

Le nuove norme a tutela del paesaggio pugliese potrebbero bloccare molti progetti già in cantiere. Comuni e tecnici chiedono deroghe e concessioni, ma dalla vicepresidente della Regione Angela Barbanente arriva una secca replica: “Questo Piano Paesaggistico Territoriale è passato al vaglio di numerose conferenze di sindaci. Ora va applicato”  

 

Per comprendere meglio cos’è il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale basta ricordare brevemente alcuni dati. La nostra Regione sta per dotarsi di uno strumento che “copre” l’intero territorio pugliese, entrando in una materia che finora è stata delegata quasi sempre ai Comuni. D’ora in poi infatti, oltre ai beni già tutelati dallo Stato (fiumi, laghi, coste, aree archeologiche) attraverso leggi e normative vigenti, il Piano Paesaggistico Regionale si occuperà anche di beni ulteriori (ad esempio grotte, pascoli, strade panoramiche). Il Piano non è ancora stato approvato poiché serve il voto del Consiglio regionale e in questi giorni i Comuni stanno quindi verificando se i propri piani urbanistici sono compatibili con il nuovo e “temuto” Piano Paesaggistico. 

Nel frattempo le federazioni regionali di agronomi, architetti, pianificatori, geologi e geometri, attraverso una lettera inviata lo scorso 7 settembre al governatore Nichi Vendola e all’assessore con delega alla Qualità e assetto del Territorio nonché vicepresidente della Regione Puglia Angela Barbanente hanno chiesto che alcuni articoli (105 e 106) delle norme del Piano non vengano applicati ai progetti in itinere, in quanto bloccherebbero importanti procedimenti. Si creerebbero così, proseguono i tecnici, danni al settore dell’edilizia o, nel migliore dei casi, allungamenti di tempi e procedure. 

Il duello quindi entra nel vivo: da un lato la Regione, dall’altro Comuni e imprese che chiedono deroghe e concessioni. La replica della Barbanente è dello scorso 10 settembre: “Nessuna proroga. Per le nuove autorizzazioni varranno le nuove regole, già stabilite e concordate col Ministero sulla base del Codice dei beni paesaggistici”. Tradotto significa che dal 2 agosto scorso, data di adozione della delibera in Giunta, nell’attesa che il Piano Paesaggistico Territoriale venga approvato in Consiglio, non sono più consentiti interventi in contrasto con il nuovo Piano. 

Una norma che riguarda a pieno titolo più di 11mila beni di valore storico, archeologico e sociale, dal Gargano alla Puglia Centrale, fino ad arrivare al Salento. Ecco solo alcune delle aree coinvolte in provincia di Lecce: il paesaggio costiero profondo da San Cataldo agli Alimini, Nardò e le ville storiche delle Cenate, La Murgia salentina, Le serre ioniche, La costa alta da Otranto a Santa Maria di Leuca, Il Bosco del Belvedere. Si tratta di aree il cui prestigio storico e ambientale è sufficiente da solo a far capire l’importanza e la delicatezza di tale provvedimento. 

 

L’Anci chiede alla Regione di sospendere il Piano paesaggistico

 

La polemica, tecnica e politica allo stesso tempo, è quindi tra la Regione Puglia e i rappresentanti dei Comuni. Teatro dello scontro è stato, lo scorso 9 settembre, proprio un convegno dell’Anci tenutosi a Bari, al quale ha partecipato anche la vicepresidente della Regione Puglia. I sindaci pugliesi, al di là delle collocazioni politiche di ciascuno, hanno criticato aspramente le scelte della Giunta Vendola di aver adottato un piano paesaggistico in piena estate, con delle norme che saranno subito applicate, scavalcando quindi i Piani Urbanistici e i Piani Regolatori già approvati. 

Va ricordato che sono esenti dal seguire le nuove norme quei Comuni (una trentina in tutto) che si sono adeguati al Piano Urbanistico Territoriale preesistente. Ma, nonostante le contestazioni, l’assessore Barbanente ha replicato duramente: “Questo piano è passato al vaglio di numerose conferenze di sindaci. L’anomalia di questo Paese è che si fanno le leggi ma non si applicano”. Una circolare dell’Assessorato al Territorio, ha spiegato poi la Barbanente, stabilirà in che modo tutti i piani urbanistici attualmente vigenti, già adeguati al Put (Piano Urbanistico Territoriale) non saranno vincolati al nuovo piano. 

All’incontro barese era presente anche il sindaco di Lecce Paolo Perrone. Il primo cittadino, schieratosi sin dall’inizio dalla parte dei suoi colleghi, non risparmia critiche all’assessore Barbanente e alla Giunta Vendola: “Non sono soddisfatto delle risposte dell’assessore Barbanente in merito al Piano Paesaggistico Regionale. Ecco perché -spiega il primo cittadino- ritengo fondamentale, in una fase come questa, aprire un confronto costruttivo e sereno, al fine di individuare una soluzione equilibrata e che assicuri per gli anni a venire uno sviluppo armonioso della Puglia e dei suoi abitanti”. 

La richiesta di Perrone e degli altri sindaci pugliesi è chiara: sospendere l’adozione del piano, o almeno una parte di esso, in particolare quella che contiene le norme di salvaguardia. Sul confronto che la Barbanente dichiara di aver avuto con gli enti locali in questi anni Perrone è di un altro avviso: “Non saranno stati certamente i tredici incontri promossi in tutta la regione nell’arco temporale di tre anni, le notizie messe in evidenza sul sito istituzionale o qualche pubblicazione sporadica a far sentire coinvolti i cittadini pugliesi nella redazione di questo piano. Il governo regionale -conclude Perrone- non imponga qualcosa che inevitabilmente il territorio rigetterà, perché non condiviso. Una migliore soluzione per questo Piano è possibile. Un approccio diverso è concretamente fattibile. Basta solo essere disposti ad ascoltare e a cercare con tranquillità soluzioni condivise”.

 

Stefano Manca