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Il martirio di Sant’Andrea

Nei giorni scorsi il costone roccioso della marina di Melendugno è stato protagonista di crolli che ne hanno irrimediabilmente compromesso la stabilità, oltre alla bellezza. Adesso ambientalisti, operatori turistici e cittadini chiedono a gran voce interventi urgenti per la messa in sicurezza e il ripristino della fruizione dell’area, possibilmente senza l’impiego di cemento 
 
Pochi posti nel nostro Salento rappresentano bene l’idea di una luogo ideale dove rilassarsi, godere del mare, della natura, della compagnia dei propri cari e degli amici come Sant’Andrea. In questo luogo, per metà marina di Melendugno e per metà di Otranto, in origine dimora di qualche pescatore che viveva in grotte scavate nella roccia calcarea -tuttora visibili-, a partire dalla metà degli anni ’80 e grazie all’intuizione geniale di alcuni giovani imprenditori, nacque un modo di fare turismo del tutto nuovo in un territorio che ancora non conosceva (o riconosceva) la Notte della Taranta o le tante sagre che oggi costellano l’estate salentina. Un “marketing territoriale” che univa le bellezze naturali del luogo a eventi prevalentemente musicali che hanno richiamato sempre più gente e hanno fatto di Sant’Andrea una località di villeggiatura e divertimento famosa a livello internazionale, quasi una sorta di piccola Ibiza o Jamaica. Basti pensare che qui, sui palchi allestiti nella piazzetta di fronte al Babilonia hanno mosso i primi passi artisti diventati celebri come i Sud Sound System o i tanti protagonisti della nostra musica popolare.
Questa magia si è interrotta nella notte tra il 12 e il 13 febbraio: nelle prime ore della mattina del 13 Enzo Merola, titolare del Babilonia, ha pubblicato sul proprio profilo Facebook una foto (che attualmente conta oltre 930 condivisioni) che documenta il crollo di una parte della strada che dal porticciolo porta alla Punta Grossa, sul lato sinistro dell’insenatura. Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio è avvenuto un secondo crollo, sempre sulla stessa passeggiata, un po’ più avanti. E adesso si teme per pezzo di roccia in bilico tra le due parti crollate.
L’onda emotiva di queste settimane ha portato ad una mobilitazione generale su tutti i fronti, dalle associazioni ambientaliste, ai residenti, agli amministratori, agli imprenditori turistici, che chiedono interventi urgenti. Ma sono soprattutto tante persone dal Salento e da ogni parte d’Italia che hanno conosciuto e amato Sant’Andrea e che attraverso i social network fanno sentire la propria voce. Tra tutti segnaliamo l’appello on line che è possibile sottoscrivere su www.avaaz.org, che riportiamo di seguito: “Nelle ultime settimane, stiamo assistendo al distacco di diversi pezzi del costone roccioso. Nello specifico, è andata via parte della stradina che ha accompagnato per anni turisti di ogni età, verso il luogo denominato Punta Grande, dove molti avevano accesso al mare mediante una scalinata naturale. Giustamente la natura ha fatto il suo corso e ha modificato gli assetti idrogeologici della nostra piccola Sant’Andrea. Allo stato attuale, però, riteniamo fondamentale che nella piccola baia venga tutelata e garantita, da chi di competenza, la sicurezza in ogni punto. Ciò è fondamentale per garantire la balneazione e la possibilità di frequentare ancora quei luoghi che rappresentano, per tante persone, ricordi ed emozioni inalienabili. Ogni tipo di intervento dovrà essere fatto SENZA L’IMPIEGO DI CEMENTO. Aiutateci ad evitare che Sant’Andrea sia solo una piazzetta e una strada!”.