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Il degrado della pista ciclabile Lecce-San Cataldo

L’associazione dei Cicloamici protesta contro lo stato di abbandono del percorso ciclabile che collega il capoluogo alla marina
 
A Lecce si torna a parlare di piste ciclabili, perché se da un lato si è pronti già a sognare (e parlare) del capoluogo salentino come la Amsterdam d’Italia in quanto a utilizzo del mezzo a due ruote, basta uno sguardo per rendersi conto che sulle piste ciclabili cittadine regna sovrana una melanconica desolazione. Soprattutto in questi mesi d’autunno in cui, con le prime piogge, hanno fatto passare definitivamente la voglia di pedalare ai leccesi (eppure le biciclette dominano le strade di Amsterdam e Copenaghen, due delle città più fredde e piovose del Vecchio Continente ndr). 
Ma oltre alla città un altro tasto dolente non fa dormire sonni tranquilli a chi queste piste vorrebbe utilizzarle per davvero: la famigerata pista Lecce-San Cataldo (nella foto). In stato di abbandono e di degrado perenne, la pista, invece di essere il fiore all’occhiello del nuovo piano di mobilità della città, ora è diventata il luogo privilegiato per l’abbandono di rifiuti. 
Le lamentele arrivano direttamente dalla voce del presidente di Cicloamici Fiab, Enrico Melissano, che insieme con un gruppo di volontari, armati di guanti e sacchetti, hanno percorso a ritroso il percorso per cercare di ripulirla. “Mentre raccoglievamo tutte queste ignobili tracce del viver civile -afferma Melissano- siamo stati avvicinati da residenti del luogo che hanno colto l’occasione per lamentarsi della folta presenza di topi tra l’immondizia e dell’assenza di cassonetti per la raccolta differenziata”.
Volendo vedere il rovescio della medaglia, si potrebbe dire che non tutti i mali vengono per nuocere, perché almeno qualcuno utilizza la pista (i topi, nello specifico), che però non avendo bici a disposizione, non possono utilizzare il percorso per gli scopi con i quali è nato.
Chi vorrebbe utilizzarlo per pedalarci, allora, avanza una richiesta: “Sarebbe opportuno dotare di telecamere gli angoli trasformati in minidiscariche”, propone Melissano, “così che funzionino da deterrente ai comportamenti incivili dei nostri concittadini che di giorno puntano l’indice sulle discariche a cielo aperto e di notte, non visti, contribuiscono ad alimentarle”. 
 
Giorgio De Matteis