La società a capitale misto pubblico-privato, incaricata della raccolta e smaltimento rifiuti, vanta un credito milionario dal Comune. Ma Fli propone di rinunciarvi
Braccio di ferro tra la Csa e l’Amministrazione comunale per un credito vantato dalla società mista. Si tratta di quasi 2 milioni di euro che mancano dalle casse della società per tributi non riscossi (in pratica bollette che imprese e cittadini non hanno pagato), ma che la Csa -supportata da pareri legali- ritiene debbano essere versati nelle casse societarie dall’Amministrazione comunale. Un problema che aveva sollevato l’ex presidente Giuseppe Corciulo quando, spulciando i conti, di fronte a quella grossa partita passiva, ha più volte cercato un confronto con l’Amministrazione e una soluzione (alias incassare). È pur vero che l’Amministrazione comunale di Galatina ha anticipato le rate di mutuo per il capannone in cui si sarebbe dovuta trasferire la sede della società, ma a conti fatti pare che la Csa comunque debba incassare un po’ di quattrini.
L’argomento è tornato all’ordine del giorno nel Consiglio di amministrazione della società che mantiene ferma la posizione e quindi aspettano di incontrare il sindaco Giancarlo Coluccia. Ma Salvatore Francone (nella foto) della sezione galatinese di Futuro e Libertà mette carne sul fuoco constatando che si aprono scenari nuovi per la Csa. “Nel maxiemendamento vi è l’obbligo della diminuzione del Collegio sindacale a un solo componente per le società al di sotto del milione di euro di ricavi o di patrimonio netto -dichiara Francone- nel caso specifico il Centro Salento Ambiente, lo scorso anno, ha chiuso con un patrimonio netto di poco superiore ai 350mila. Inevitabile, quindi, il ridimensionamento del Collegio sindacale, con il conseguente risparmio per la società. Capiamo che ciò sconvolge gli assetti “politici” di questa amministrazione: prova ne siano le ripetute nostre denuncie di incompatibilità di almeno due componenti dello stesso Collegio a cui ha fatto seguito un silenzio assordante da parte sia di chi amministra la cosa pubblica e degli amministratori del Centro Salento Ambiente”.
Questo il principio di base, da cui parte Francone per bacchettare la maggioranza e la società mista, che giunge a rimettere in discussione anche la liquidazione della società a suo tempo votata dal consiglio comunale. “La volontà di messa in liquidazione della società non è stata seguita da alcuna analisi -conclude Francone- e questo denota mancanza di progettualità e di visione prospettica. L’ipotesi di liquidazione potrebbe essere rivista dalla stessa legge di Stabilità più propensa alla privatizzazione dei servizi locali se questa scelta è economicamente vantaggiosa. Ci chiediamo se non sia il caso di valutare un aumento del capitale sociale rinunciando al credito vantato dal comune che potrebbe essere perduto in una liquidazione, così come ci viene prospettata. Un’operazione di questo tipo potrebbe, a nostro avviso, migliorare la situazione economica della società favorendo una più vantaggiosa vendita della quota pubblica”.
Francone infine lancia una ‘polpetta avvelenata’: “La Corte dei Conti nel settembre scorso ha condannato al risarcimento del danno il sindaco, l’assessore di riferimento, l’amministratore della società e in via residuale i componenti della Giunta, per la gestione dissennata e antieconomica di una partecipata”.
Maddalena Mongiò