Il territorio archeologico neretino “materia” di studio del XXI Congresso dell’INQUA
Un gruppo di una quindicina di studiosi del Quaternario, provenienti da Cina, Usa, Cile, Messico, Canada, Belgio, Australia, Islanda e Russia, visiteranno domani, martedì 11 luglio, il territorio neretino accompagnati dagli archeologi del Museo della Preistoria di Nardò. Si tratta della seconda delle due giornate pugliesi di approfondimento del gruppo internazionale di studiosi coordinato dal professor Raffaele Sardella e dalla sua equipe del Dipartimento di Scienze della Terra – Sapienza Università di Roma, nell’ambito del XXI Congresso dell’International Union for Quaternary Research (INQUA), il più importante appuntamento internazionale per gli studiosi del Quaternario che dal 14 al 21 luglio 2023 si terrà a Roma presso la Sapienza Università.
Il gruppo sarà accolto dagli assessori alla Cultura e ai Parchi Giulia Puglia e Andrea Giuranna e visiterà nel corso della mattinata il Museo della Preistoria di Nardò. È previsto, a seguire, lo spostamento nell’area del parco di Portoselvaggio per visitare i contesti del territorio attinenti con i temi trattati nelle oltre 200 sessioni del Congresso. Si va dal rapporto tra paesaggio e processi geomorfologici e geocronologici al rapporto fra ambiente ed evoluzione umana, a quello tra record climatici e modelli evolutivi.
L’importanza geopaleontologica e archeologica di Nardò, del resto, è nota alla comunità scientifica fin dalla metà del secolo scorso, ma solo negli ultimi anni il valore scientifico sta rivelando il suo potenziale di sviluppo. Con l’istituzione del Museo della Preistoria di Nardò il Comune di Nardò ha inteso strutturare un laboratorio per lo sviluppo di conoscenze e di partecipazione intorno al patrimonio del parco, di fatto un nodo strutturale del complesso di relazioni che intercorrono tra il parco, i diversi contesti delle aree limitrofe e il patrimonio geo-paleontologico e archeologico del territorio, con il compito di elaborare una visione strategica di sostenibilità virtuosa (ambientale, sociale ed economica) di tale patrimonio.
La chiave di volta è la riconnessione tra programmi di ricerca e valorizzazione, intesi, anzitutto, come complesso di pratiche partecipative, che riconoscono il patrimonio stesso come bene primario della comunità.