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Gasdotto, la Trans Adriatic Pipeline fa sul serio

Il prossimo 16 febbraio a Melendugno si terrà un importante incontro voluto dalla Tap per svelare i dettagli del progetto che preoccupa non poco le popolazioni salentine. E intanto nasce il Comitato “No Tap” 
 
Il grosso tubo che dall’Albania dovrebbe portare in Italia, attraverso una condotta sottomarina, il gas naturale direttamente dal Mar Caspio, non è più una lontana chimera. Dopo le polemiche dei mesi scorsi la società che vorrebbe costruire la Trans Adriatic Pipeline è pronta a presentare la nuova valutazione d’impatto ambientale e sociale che prevede un percorso più breve. Il nuovo tracciato sarebbe lungo sulla terra ferma “solo” 5 km, rispetto ai 22 km e il cambiamento del punto di allacciamento alla rete nazionale tramite Snam Rete Gas.  
Una modifica importante, spiegano dall’azienda, che si rifletterà nella prima stesura della valutazione d’impatto ambientale e sociale (Esia) la cui presentazione alle autorità italiane cioè al Ministero dell’Ambiente è prevista proprio in questo mese. Un fatto notevole ma non  l’unico: la società costituita dalla svizzera Egl e dalla norvegese StatoilHydro intende andare oltre e ha convocato per il prossimo 16 febbraio un incontro con gli abitanti della zona, incontro che si terrà a Melendugno alle ore 17.30. 
Sarà l’occasione per informare i residenti locali dei programmi riguardanti la Tap, ascoltare le opinioni della comunità e ottenere un riscontro da includere successivamente nell’Esia. Il documento terrà conto della nuova estensione del progetto Trans Adriatic Pipeline in Italia, tra cui la riduzione della lunghezza del tratto on shore del gasdotto e la nuova posizione del punto di allacciamento con Snam Rete Gas. Di conseguenza l’itinerario proposto attraverserà solo una comunità nell’area, quella di Melendugno. Il nuovo tracciato recepisce le indicazioni ricevute dalla Tap dalle autorità, dalle Ong e dalle altre parti interessate durante il processo di consultazione. “Il documento Esia,-spiegano fonti della società-  includerà un’ampia spiegazione dei possibili impatti ambientali e sociali del percorso scelto in Italia e adeguate misure di attenuazione. In particolare, è stata prestata grande attenzione nell’evitare zone ecologicamente sensibili come quelli in cui si trova la Posidonia Oceanica”. 
Sul sito della Tap poi si può trovare un elenco delle domande più frequenti (con relativa risposta) in modo da anticipare i temi che si svilupperanno durante l’incontro del 16 febbraio. Ad esempio alla domanda se il tubo sottomarino toccherà le aree protette dell’Adriatico, c’è una precisa smentita: “Il percorso del gasdotto è stato valutato con molta attenzione proprio per evitare le aree protette e qualsiasi impatto negativo a livello ambientale. La costruzione dovrebbe iniziare intorno al 2015, se la Tap venisse selezionata dal Consorzio di Shah Deniz come la soluzione preferita per il trasporto del gas. La costruzione dovrebbe durare circa tre anni”. 
Un’operazione questa che non ha ovviamente convinto quanti ritengono la Trans Adriatic pipeline un ulteriore colpo al fragile equilibrio ambientale del Salento, assediato dalle ispezioni per le trivellazioni e dai gasdotti che, nel giro di pochi anni sono spuntati come funghi: oltre alla Tap, c’è il progetto Poseidon che dovrebbe collegare la Grecia all’Italia con sbocco a Otranto e la South Stream il cui punto di approdo non si conosce ancora anche in cima alle preferenze ci sarebbe ancora una volta la Città dei Martiri. 
Inoltre, contro la Tap, esiste da qualche giorno anche il Comitato “No Tap” costituito da semplici cittadini e dalle associazioni salentine Nuova Messapia Soleto, Sportello dei Diritti, IDV articolo 3 – Vernole, Tramontana – Melendugno, Cambiamo Aria – Galatina, Save Salento, Coordinamento Civico Maglie, Forum Ambiente Salute, Meetup Leccesi. La finalità è quella di coordinare una linea comune per tutelare la tutela del territorio “pesantemente esposto all’approdo di un megagasdotto da parte della Tap, tubazione che si va ad aggiungere ad un altro progetto già autorizzato che approderà nella bella e delicata costa otrantina a ridosso della città dei martiri. 
La multinazionale, già attiva nei nostri mari da martedì 24 gennaio con il posizionamento di grosse piattaforme visibilissime dalle nostre coste, ha avviato i primi sondaggi geoispettivi, che, da quanto riferito da pescatori e cittadini del posto, hanno portato ad una preoccupante interdizione assoluta alla balneazione e all’attività di pesca di una vasta area marina”.  
Il Comitato già nei prossimi giorni avvierà tutte le iniziative e le manifestazioni pubbliche necessarie “per avere al proprio fianco cittadini, istituzioni e chiunque abbia a cuore la massima tutela di questa felicissima e preziosa terra salentina vero patrimonio di tutta l’umanità”.