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Fine delle trasmissioni

Il caso dell’emittente L’Atv (il cui direttore responsabile si è congedato con gli spettatori nel corso del tg, spiegando l’impossibilità di svolgere il proprio lavoro), è l’ultima tappa di una crisi del sistema radiotelevisivo locale che appare inarrestabile e che ha lasciato senza lavoro -o in cassa integrazione- decine di giornalisti e tecnici 
 
Sono centinaia, tra giornalisti e tecnici, ad aver perso il posto di lavoro, dopo mesi di stipendi mancati. La “fabbrica delle notizie” salentina perde sempre più pezzi. In molti casi si tratta di pezzi autorevoli, che hanno fatto la storia dell’informazione in un territorio non sempre facile da raccontare come il Salento. 
Ma andiamo con ordine. Il “colosso” TeleNorba ha chiuso i battenti nel capoluogo salentino da diversi mesi, con giornalisti e personale tecnico e amministrativo messi in mobilità (la redazione leccese era stata inaugurata nel febbraio 2008). Stessa sorte è toccata in precedenza ad un’altra redazione, quella della tv tarantina Studio 100. 
Più recente è il caso di Canale8: qui i telespettatori hanno assistito alle dimissioni in diretta del direttore del tg, Gaetano Gorgoni. Qualche mese prima un altro lavoratore di Canale8, il cameraman Vincenzo Siciliano, si era reso protagonista di una protesta in cui denunciava di non percepire lo stipendio da mesi. Risultato: solidarietà da parte del mondo dell’informazione, ma lo stesso Siciliano nel frattempo riceve una lettera di licenziamento. E ancora: una settimana fa un altro direttore di una tv locale, Mario Vecchio (nella foto, L’Atv), annuncia nel corso del Tg serale che non sarà più lui alla guida della redazione in quanto mancano i presupposti per garantire un lavoro dignitoso. 
Massimo Melillo, segretario provinciale Assostampa, non ha dubbi sulle cause che hanno portato alla situazione attuale: “Le televisioni annaspano, registrando un calo verticale degli introiti. È una crisi che viene da lontano e che ora si è acuita (non solo la televisione, anche la carta stampata è in crisi, come nel caso del Paese Nuovo). Fatta eccezione per realtà editoriali consolidate come Gazzetta del Mezzogiorno e Quotidiano, le tv locali hanno grosse difficoltà, da individuare soprattutto in due fattori: il calo drammatico di introiti pubblicitari, soprattutto quelli derivanti dalle pubbliche amministrazioni, e l’elevato numero di emittenti esistenti sul territorio (solo in Puglia ci sono più televisioni private della Germania!). Vedremo cosa accadrà alla fine dell’anno -conclude Melillo-, quando la cassa integrazione per i dipendenti di Studio 100 e TeleRama finirà…”. 
Intanto, nel tentativo di tamponare una situazione che fa acqua da tutte le parti lo scorso 27 novembre diversi consiglieri regionali di ogni schieramento hanno sottoscritto un ordine del giorno per impegnare la Giunta Vendola a “destinare, in ogni determina della Regione Puglia e delle società operative ad essa collegate o controllate, il 15% delle somme stanziate alla attività di comunicazione e promozione da realizzarsi a cura e con l’attività delle televisioni locali”. 
 

Mario Vecchio: “La cancellazione di un tg è una grave perdita per tutta la società civile” 

 
Mario Vecchio, ex direttore responsabile del telegiornale trasmesso dall’emittente televisiva salentina L’Atv, è andato regolarmente in onda fino allo scorso 30 novembre. “Sono stato licenziato  -esordisce Mario- ma ero in video fino al mio ultimo giorno di lavoro. L’ho fatto per il rispetto che nutro verso i telespettatori che mi hanno seguito in tutti questi anni. Ad oggi L’Atv esiste ancora: c’è il segnale, ma non c’è più l’informazione. Almeno per ora, finché non ci sarà una eventuale sostituzione del sottoscritto”. 
Mario non è polemico, né punta l’indice contro qualcuno: “Arrivo a comprendere -ci racconta- le ragioni che hanno spinto gli editori a compiere questa scelta. Di sicuro non è stato facile neanche per loro. Dispiace perché è grazie a L’Atv che per 10 anni sono entrato nelle case dei telespettatori salentini. Ma quando scompare un telegiornale dispiace non tanto agli editori o agli addetti ai lavori: dispiace perché è una perdita per la società civile. Potrebbero avere influito -prosegue l’ex direttore- anche i finanziamenti nazionali che sarebbero dovuti arrivare e che, a causa delle solite lungaggini burocratiche, non sono mai giunti a destinazione”. 
Ma tra le cause che nel complesso hanno portato alla crisi delle tv locali, Mario ne individua una ben precisa: “Sicuramente l’avvento del digitale terrestre ha influito. Su scala nazionale appena l’Italia è passata al digitale sono sparite molte piccole televisioni. Non può essere solo una coincidenza”. Sul ruolo (mancato) della classe politica locale, Vecchio dichiara: “Molto tempo fa i politici avrebbero dovuto sostenere, indistintamente, tutta l’informazione del territorio. Oggi purtroppo non servono a nulla i loro comunicati stampa attraverso i quali piangono per i funerali di questa o di quella emittente”. 
 
Stefano Manca