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Fiat-Cnh: accordo fatto

Boccata d’ossigeno per i lavoratori dell’azienda. Ora si aspetta il piano industriale di rilancio della Fiat per lo stabilimento di Lecce

 

Il 15 di ottobre sarà la data decisiva per la Fiat Cnh di Lecce. Nei primi giorni di settembre i sindacati si sono ritrovati nella sede della Confindustria di Lecce per decidere il da farsi con Ministero del Lavoro e i rappresentati Fiat. Al successivo tavolo di trattativa, durato oltre cinque ore, presso il Ministero del Lavoro hanno partecipato i rappresentanti dell’azienda e dei sindacati di categoria. L’accordo prevede un anno di cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale (e non per cessazione di attività) per i 434 lavoratori dell’azienda, il mantenimento della produzione a Lecce e la possibilità, intanto, di trovare soluzioni alternative per la reindustrializzazione del sito di Imola.
Adesso i sindacati sono fortemente fiduciosi su quanto potrà accadere il prossimo mese, rimarrà solo da vedere il nuovo piano di rilancio previsto dall’azienda torinese, che tra le altre cose ha previsto la chiusura dello stabilimento di Imola a favore di quello leccese  della quarta e quinta linea di prodotto Cnh, quali sono la Terna e il Mini Wheel Loader. L’accordo con il ministero del Lavoro è stato sottoscritto anche dalle sigle sindacali Fim, Fiom, Uilm e Fismic. Per il momento i lavoratori della Cnh passeranno sicuramente da cassa integrazione ordinaria a straordinaria e quasi certo anche l’avvio delle pratiche di pre pensionamento per 67 dipendenti, ed ulteriori chiarimenti si avranno sulla trasformazione dei 45 lavoratori apprendisti in dipendenti a tempo indeterminato presenti nello stabilimento di Lecce. Intanto sono 4 milioni e 300mila le ore di cassa integrazione nel primo semestre del 2009 erogati dall’Inps di Lecce alle aziende salentine. Anche ad Imola la situazione non è delle migliori dopo la decisioni prese dall’azienda per la chiusura dello stabilimento. Guido, 51 anni, di Massa Fiscaglia (Ferrara), operaio della Cnh di Imola da nove anni, ha portato avanti una clamorosa protesta culminata con lo sciopero della fame per la crisi che ha coinvolto l’azienda, anche a nome dei colleghi che come lui rischiano il posto di lavoro. Coda drammatica di questa intricata vicenda che vede al centro della questione centinai di posti di lavoro e la sopravvivenza di tante famiglie.
La portata della crisi che ha colpito la Fiat-Cnh, eccellenza in una nicchia abbastanza forte dell’automotiv, la produzione di macchine movimento terra, appena un anno fa era inimmaginabile. La scorsa primavera, la Cnh era il fiore all’occhiello dell’economia salentina: 100mila macchine prodotte. Secondo Salvatore Bergamo, segretario generale Fiom Cgil Lecce, “questa non è che la punta dell’iceberg di una crisi occupazionale, sociale ed economica che in autunno esploderà, raggiungerà dimensioni insostenibili, portando a una generale ed estesa tensione economica e sociale”. Nuove vertenze nel territorio anche in altri settori: “L’Alcar sta cercando nuovi sbocchi -continua Bergamo- muovendosi in campo internazionale, così dovrebbero fare le altre aziende del territorio, guardando a nuovi settori produttivi. Quella dell’Alcar, tra le realtà produttive dell’indotto Fiat-Cnh, rappresenta una delle tante vicende che nel nostro territorio stanno a un passo dall’esplodere. Il problema non riguarderà soltanto il settore metalmeccanico: nuove vertenze raggiungeranno il culmine in tutto il territorio e interesseranno diversi settori”. Secondo il rappresentante sindacale la situazione che si prevede non è dunque delle migliori, non solo nel settore metalmeccanico.

Carla Falcone