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Eran trecento, giovani e forti. E ora sono disoccupati

I contratti non rinnovati nel call center Datacontact. La denuncia del Nidil Cgil

 

In un saggio di qualche anno fa Claudio Cugusi li definiva “gli schiavi elettronici della new-economy”. Ragazzi “in cuffia” che ad ogni ora del giorno, dall’altro capo della cornetta, offrono alle famiglie contratti telefonici, cercano di convincere le massaie a cambiare il microonde,  compilano indagini di mercato, piazzano partite di surgelati. Tra loro molti giovani laureati parcheggiati nei call center in attesa della occasione della vita. Quando arriva. Nel Salento sono circa 2mila persone, distribuite su altrettante scrivanie, attrezzate con monitor e telefono. Avamposti di quella “generazione precaria” che vive in trincea inseguendo un contratto in scadenza dopo l’altro, che rimanda matrimonio, mutuo, figli, casa a tempi migliori. Quando arrivano. Come i soldati di Ungaretti costantemente “come d’autunno sugli alberi le foglie”.
E in questo autunno, che i sindacati e le istituzioni economiche già preannunciano percorso dall’onda lunga della crisi, col suo carico di disoccupati, cassintegrati e fallimenti, molti di loro hanno cominciato a cadere. Come i 50 della Datacontact di Lecce che il 30 settembre non si sono visti rinnovare il contratto di lavoro. Una pacca sulla spalla e via, sono tornati sulla strada. Il Nidil Cgil (la categoria degli interinali e dei parasubordinati) denuncia in una lettera indirizzata all’azienda e, per conoscenza, alla stampa, il 7 ottobre scorso, “il continuo trend di tagli al personale che nel corso del 2009 ha visto non rinnovare oltre 300 collaborazioni a tanti giovani che cercavano nella Vostra Società una opportunità occupazionale, seppur precaria”. Tecnicamente si tratta di contratti non rinnovati, cioè di progetti di lavoro conclusi per cui le persone che vi hanno lavorato non sono più necessarie al ciclo produttivo aziendale. Parafrasando, con i 50 di settembre, sono 300 ragazzi tornati a ingrossare le fila dei disoccupati. Pochi alla volta, senza fare rumore. Una decina di loro si sono presentati al sindacato per chiederne l’assistenza.
Ma il dialogo con l’azienda non ha finora prodotto alcun risultato concreto. Nella lettera la Cgil riferisce che la scelta di non rinnovare i contratti sia stata “operata senza alcun confronto sindacale, nonostante questo sia stato richiesto in data 8 settembre 2009, ribadito il 22 settembre 2009 ed in seguito sollecitato telefonicamente”. Contattata da Belpaese, la sede di Lecce dell’azienda ci ha rimandato a Matera, dove si trova la direzione del personale di Datacontact. La responsabile del personale non era, al momento del contatto, disponibile a fornire una replica. “Si trova fuori sede e non ha avuto il tempo di analizzare la lettera del sindacato” la risposta alle nostre richieste.
“Da parte nostra siamo pronti ad offrire ai lavoratori la copertura legale da parte del sindacato. In questo senso il nostro ufficio legale è già stato attivato -riferisce Luca Toma, segretario del Nidil Cgil di Lecce-. Dall’altra parte crediamo che della questione debbano essere investite anche le istituzioni locali. Questa è una azienda che sta sul nostro territorio da molti anni, ha usufruito del lavoro dei giovani salentini offrendo loro solo contratti precari, spremendoli come limoni senza mai accennare a possibili stabilizzazioni, e in un anno ne rispedisce circa 300 per strada. Stiamo verificando allo stesso tempo se Datacontact abbia usufruito di aiuti pubblici da parte delle istituzioni locali. A quel punto ci troveremmo davvero davanti a una beffa”.
Oggi a lavorare nella sede di Lecce di Datacontact sono rimasti in 50. Una emorragia di personale che potrebbe far pensare all’ipotesi di un disimpegno dal territorio salentino.

 

Alberto Mello