Energie rinnovabili e Salento: un connubio che tiene sempre alta l’attenzione del media nazionali. Protagonista questa volta il progetto delle mega torri eoliche al largo di Tricase, che troveranno posto proprio sulla rotta di uccelli migratori mettendone a rischio l’incolumità
La svolta impressa dalla Regione presieduta da Nichi Vendola in tema di energie alternative rischia di avere una deriva imprevista. La lotta al petrolio, all’energia nucleare, al carbone si sta dimostrando più complicata del previsto a causa della scelta di alternative che non sempre sembrano garantire migliore attenzione per la salvezza del territorio. Se la Puglia è diventata infatti la patria delle rinnovabili tutto ciò ha un costo paradossalmente proprio dal punto di vista ambientale. “L’industria energetica è una delle nostre sfide di eccellenza, insieme a quella legata all’innovazione, e ci piacerebbe che la Puglia divenisse in Europa uno dei Parchi energetici mirati alle fonti rinnovabili e all’innovazione”. Lo aveva detto nel 2006 il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, presentando in Giunta la prima bozza del Piano energetico ambientale regionale. Vendola, aveva poi spiegato che la Puglia “punta all’eolico, al solare fotovoltaico, alle biomasse, ma anche alle applicazioni industriali dell’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili, ispirandoci a quello che sta facendo con lungimiranza la California”.
Una strategia che, a distanza di anni sta facendo le sue “vittime” come denunciato da tempo da Oreste Caroppo del Forum Ambiente e Salute a proposito ad esempio del fotovoltaico: “La Puglia con le sue pianure e il suo sole, ma soprattutto con una normativa a maglie larghe si pone all’avanguardia nello sviluppo delle energie rinnovabili. Un settore questo in espansione che non presenta particolari rischi di mercato, infatti per i prossimi 20 anni tutta l’energia prodotta dagli impianti in costruzione sarà venduta”. L’ultimo “ecomostro” però come spiegato da giornalista del “Corriere della Sera”, Carlo Vulpio, sulle pagine dell’edizione nazionale dello stesso quotidiano non sarà a base di silicio, ma sarà caratterizzato dalle grande estensione delle 24 pale alte 130 metri che vorticosamente ruoteranno al largo del mare di Tricase. “Il ‘parco’ eolico sarà di 94 megawatt, costerà tutt’al più 50-60 milioni di euro e beneficerà, secondo alcuni calcoli approssimati per difetto, di contributi pubblici per 90 milioni di euro l’anno, per vent’anni. Cioè un miliardo e ottocento milioni. Oppure, se si vorranno riscuotere i contributi in ‘certificati verdi’(vendibili a chi inquina, affinché, pagando, possa continuare a farlo), di 280 milioni l’anno per quindici anni, ovvero quattro miliardi e duecento milioni di euro”.
A farne le spese saranno soprattutto gli uccelli migratori che non potranno non rimanere disorientati dall’immane costruzione che vedrà la luce a pochi chilometri dalla splendida costa tricasina. Il grifone ad esempio, seguendo la rotta tracciata da millenni dalla natura, “morirà decapitato. E con lui, sempre lì, in quel maledetto punto preciso, verranno abbattute intere ‘divisioni’ dell’esercito di uccelli migratori che attraversano il mare Mediterraneo. Aironi rossi, bianchi, cenerini. Cicogne bianche e nere, che magari avrebbero sperato di raggiungere le torri di Avila, in Spagna, o i comignoli di Copenaghen, sui quali poter appollaiarsi felici. E poi gru e fenicotteri. Gabbiani e pellicani. Gufi reali e falchi. Il falco della regina e il falco pellegrino. E poi ancora tordi, rondini, upupe, anatre, colombi, oche, beccacce e tutti i passeriformi”. Una strage silenziosa che come si vede ha le sue ragioni prettamente economiche.
Singolare che nel maggio scorso l’assessore alla Qualità dell’ambiente, l’assessore Lorenzo Nicastro, plaudesse all’approvazione del progetto da parte del Comitato regionale con queste parole: “In considerazione della notevole distanza dalla costa si può affermare che le turbine non interferiscono con le rotte migratorie degli uccelli. Per la verifica progettuale e la successiva realizzazione del progetto, saranno coinvolti enti di ricerca e aziende del territorio regionale”.