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E tu, “de cce soffri?”

Belpaese ha incontrato gli amministratori di una pagina Facebook che in un anno e mezzo ha raggiunto quasi 43mila contatti. Un successo che è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica per un umorismo rigorosamente made in Salento 

 

Irriverenti, satirici, dissacratori. Ma sempre fedelissimi alla propria salentinità. Così potrebbero essere definiti Riccardo e Andrea, due scanzonati ragazzi di Surbo, che un anno e mezzo fa (era esattamente il 17 aprile 2011) hanno creato la pagina Facebook “Ma de cce soffri?! – Ufficiale”, che ad oggi conta oltre 42.800 fan fedelissimi (di cui oltre 22.100 sono costantemente interattivi). Anche se la fascia d’età dove riscuote maggior successo è quella dei 18-24 anni e l’area geografica che garantisce il miglior feedback è la città di Lecce -agli analytics di Facebook non sfugge niente-, qualunque salentino abbia un profilo sul social network può facilmente verificare come, tra i propri amici (anche con un’età di gran lunga superiore ai 24 anni), in molti seguano attivamente quella pagina, condividendone gli esilaranti e sfacciati post. 

Un caso esemplare di marketing virale, dove il dialetto salentino la fa da padrone: dopo aver dimostrato negli anni passati la sua efficacia comunicativa nella musica (grazie al successo dei Sud Sound System e alla diffusione della taranta e della pizzica) e nel merchandising (le magliette con le frasi in dialetto vanno a ruba, soprattutto tra i turisti), il nostro vernacolo trionfa anche sul web e lo fa utilizzando gli strumenti della satira e dell’umorismo. Ai due amministratori della pagina, amici di vecchia data, abbiamo chiesto di spiegarci l’alchimia di questo successo. 

Riccardo e Andrea, come è nata quest’avventura? 

È nata davanti ad un paio di birre (ridono, ndr), da una frase che ripetevamo spesso tra noi, per giocare e coinvolgere anche i nostri amici. Ma non ci saremmo mai aspettati un successo simile, e tuttora facciamo fatica a crederci. 

Qual è il segreto di “Ma de cce soffri?!”? 

La spontaneità: essere fedeli a noi stessi (noi siamo proprio così nella vita di tutti i giorni) e cercare di far ridere quanto più possibile la gente. Niente di più. 

Avete registrato il marchio nell’agosto 2011 e avete aggiunto la scritta “ufficiale” al nome della pagina. È stata una scelta per tutelarvi da chi voleva imitarvi? 

Sì. Qualcuno ha provato a “lucrare” con il nostro nome, ma l’abbiamo bloccato in tempo. 

Come siete organizzati per la pubblicazione dei post nella pagina? Esiste una scaletta o una tabella di marcia? 

Macché, è tutto rigorosamente improvvisato: pubblichiamo i post in base al tempo libero e, diciamo così, all’ispirazione. Non appena qualcosa ci colpisce e ci fa venire un’idea, prendiamo una foto dal web, la modifichiamo con Paint (programma di ritocco immagini fornito di base nei sistemi operativi Microsoft, ndr), associamo la frase in dialetto e la pubblichiamo. 

Quali sono le principali fonti d’ispirazione? 

Prendiamo in giro tutto ciò che ci fa venire voglia di farlo, prendendo spunto dalla vita reale e dalle persone che incontriamo ogni giorno. Ma anche dai programmi televisivi (Maria De Filippi in primis), dai film, dalla pubblicità e da immagini che girano frequentemente sul web.  

I vostri post contengono spesso espressioni colorite (parolacce, potremmo dire), ma il fatto che siano in dialetto sdrammatizza il tutto. Facebook o qualche utente vi hanno mai bloccati o segnalati per linguaggio inappropriato? 

Noi cerchiamo di essere irriverenti senza però mai urtare la sensibilità degli utenti che leggono i nostri post, e il nostro dialetto è perfetto in questo: possiamo prendere in giro quello che ci pare, senza risultare offensivi. In realtà, in passato ci hanno bloccato quando abbiamo pubblicato post con Mario Monti (!) e con Gigi D’Alessio (ci sono arrivati messaggi privati minacciosi da parte di suoi fan, ride). 

Se fossimo in America, con quasi 43mila contatti si sarebbe già presentata qualche grossa azienda offrendovi parecchi soldi per utilizzare commercialmente il marchio e inserire pubblicità nella pagina. A voi non è ancora successo? 

Purtroppo no. Forse perché siamo in Italia?