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Dove c’è la “Santa Famiglia”, c’è casa

Si potrebbe riassumere così la lodevole iniziativa di don Alessandro Scevola, che nei locali della canonica ha allestito due monolocali per famiglie senza fissa dimora 

 

Papa Francesco docet, verrebbe da dire. Se nello stivale le emergenze abitative sono materia di scontro quotidiano in tg, talk show ed approfondimenti, nel tacco si è passati dalle parole ai fatti, in linea con l’ormai risaputo stile del nostro Pontefice. Don Alessandro Scevola, sacerdote della parrocchia “Santa Famiglia” di Trepuzzi (nella foto), ha trasformato letteralmente la chiesa in casa, ospitando nei locali della canonica alcune famiglie senza alloggio per una sistemazione temporanea, in attesa di un tetto più dignitoso, di un letto, di quattro pareti. Di una casa, insomma.

L’emergenza di tutti coloro che rischiano di vivere in macchina o in mezzo a una strada, oltre a rischiare di non far più notizia, è un dramma che non è poi così troppo lontano dalle nostre realtà locali. La splendida iniziativa di don Alessandro giunge infatti a pochi giorni di distanza da un episodio di tensione accaduto proprio a Trepuzzi, in cui due madri hanno rischiato di essere sgombrate da alcune palazzine popolari, prima che un intervento last minute del Comune abbia momentaneamente messo una toppa.

Il generoso don Alessandro ha subito ricevuto l’appoggio e la solidarietà di alcuni parrocchiani, che lo hanno coadiuvato per poter andare oltre i due monolocali con cucina, bagno e camera da letto messi a disposizione dalla parrocchia e riuscire a trovare altre abitazioni sfitte da poter destinare ai concittadini meno fortunati, oltre a qualche genere di prima necessità e vestiti. È stato accolto in questo modo l’appello che il religioso aveva fatto su Facebook, in cui esortava tutti ad un aiuto concreto perché “le emergenze non si affrontano solo negli uffici istituzionali ma vanno affrontate anche con la solidarietà di tutta una comunità che si fa carico dei problemi dei più deboli”.

L’insegnamento che ne scaturisce è che forse sta per finire il tempo del “piove, Governo ladro”, aspettando un aiuto da quelle stesse istituzioni citate da Don Alessandro. Possiamo noi stessi essere la soluzione per noi stessi, possiamo tirarci su le maniche per allungare meglio le mani. Perché non c’è burocrazia che tenga davanti alla solidarietà.

 

Ugo Tramacere