Una soluzione per avere assegni sociali e familiari, riduzioni Irpef e Imu e soprattutto un abbassamento dell’indicatore Isee? Facile, basta separarsi consensualmente
C’è chi afferma che una coppia con un reddito medio separandosi potrebbe risparmiare fino a 3mila euro l’anno. Già: sei milioni di care vecchie lire. Per questo in molti da tempo provano a separarsi “per finta”, ottenendo vantaggi fiscali. Il gioco sarebbe il seguente: mon amour, fingiamo di lasciarci così incassiamo assegni sociali e familiari, riduzioni Irpef e Imu e soprattutto abbassamento dell’indicatore Isee. Infatti la legge prevede che due genitori coniugati debbano dichiarare nello stesso Isee il reddito di entrambi; i separati con residenze differenti non hanno invece tale obbligo.
Un altro indizio, come ha recentemente dichiarato a Repubblica Livio Marchi, responsabile del Caf Cisl di Pisa, è l’assegno sociale. “La norma che regola la sua erogazione -ha spiegato Marchi- prevede che l’ex coniuge non obbligatoriamente debba risiedere in un altro immobile. Quindi basta lo stato di separato/divorziato affinché venga erogato totalmente al richiedente, senza tener conto dei redditi dell’altro coniuge o se questo risieda o meno nello stesso appartamento”.
Non è chiaro quale sia il confine tra spirito di sopravvivenza e semplice ricerca di stratagemmi per pagare meno tasse. Di certo c’è che secondo alcuni studi, mettendo a confronto due famiglie con lo stesso reddito, la coppia separata pagherà meno tasse al fisco italiano. L’Istat ha calcolato che vent’anni fa si registravano poco meno di 250 tra separazioni e divorzi ogni mille matrimoni. Nel 2011 questo dato è lievitato: quasi 500 tra separazioni e divorzi su mille matrimoni. Il procedimento scelto nella stragrande maggioranza dei casi è quello della separazione consensuale. Ovviamente non è dato sapere quante siano le separazioni a fini “fiscali” e quante quelle a fini “sentimentali”. Sicuramente la crisi economica ha incrementato il fenomeno ma i numeri lasciano pensare che possano esserci anche separazioni fittizie pensate da coppie benestanti, magari poco propense a pagare tasse su seconde abitazioni.
Ma scegliere di separarsi comporta anche dei costi. Le spese legali, ad esempio. Una separazione consensuale oggi si potrebbe ottenere a “soli” 700 euro, per poi ottenere dei benefit economici più consistenti, come illustrato in precedenza.
Naturalmente -e fortunatamente- non è semplice eludere leggi e fisco. I controlli esistono, soprattutto sulle residenze fittizie. Ma a riprova della diffusione del fenomeno c’è un elemento: in rete sono spuntati negli ultimi anni blog e forum dove ci si scambia consigli su come comportarsi in questi casi: dalla residenza agli assegni fiscali allo “sgonfiamento” dell’Isee. Insomma, un vero e proprio mercato. Se un tempo esisteva il “matrimonio d’interesse”, ora sembra si sia giunti al “divorzio d’interesse”.
Identikit dei “separati fittizi”
Quali sono le categorie più interessate a separarsi e divorziare per interesse? La casistica è molto ampia ma soprattutto riguarda coppie con alle spalle 15/20 anni di matrimonio. In questi casi la finta separazione è mirata al conseguimento dell’assegno sociale per uno dei due coniugi, in procinto di compiere i 65 anni e quindi in attesa di conseguire la pensione. Nel caso di famiglie monoreddito il risparmio diventa notevole anche in termini di Irpef e di Imu, con la possibilità di far diventare la seconda casa l’abitazione principale dove far risiedere uno dei due coniugi.
In generale uscire dal nucleo familiare per molti significa abbassare il valore del proprio Isee e poter fruire a prezzi vantaggiosi di servizi che prima non sarebbero spettati quali l’asilo nido, la mensa scolastica, i ticket sanitari e la riduzione delle tasse universitarie.
Gli esperti della materia garantiscono che il risparmio c’è, anche se ci sono alcune spese da ammortizzare. Decidere di separarsi significa dover pagare un legale, che nel caso di una separazione consensuale, tanto più se fittizia, può essere lo stesso per entrambi i coniugi. Le parcelle variano molto a secondo delle città e degli studi legali, ma il fenomeno sta rilanciando “al ribasso” i prezzi delle fatture. Il compenso di un avvocato può scendere anche fino ai 600 euro, ai quali vanno però aggiunti circa 37 euro per il deposito del ricorso e altre 22 euro per la copia del verbale. In totale si arriva a circa 700 euro. Ma non sono niente in confronto ai benefici che i coniugi arriveranno ad avere una volta ottenuta la separazione.
Stefano Manca