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“De filobus terrae”

La vicenda della metropolitana di superficie leccese si trascina ufficialmente da oltre 10 anni. Un progetto avviato con l’intento di liberare la città dallo smog, che ha finito per intrappolarla in una ragnatela di pali e fili per oltre 26 chilometri. Nella vicenda qualcosa si muove, ma soltanto in tribunale. E mentre si è arrivati oggi a oltre 1.300 giorni di ritardo, il filobus stesso si farà ancora attendere un bel po’
 
Sentendo parlare di “opera-fantasma”, qualcuno potrebbe pensare che Halloween è vicino. E invece no: un altro Natale è prossimo, senza filobus. Qualcuno l’ha definita “l’opera della vergogna”, qualcun altro, “la più grande bruttura della storia leccese”. Fatto sta che, con i suoi 21 mesi di slittamento dalla messa in funzione e quasi 23 milioni di euro di costo complessivo, la “grande ragnatela” è ferma lì, e pare lo resterà ancora per un bel po’. 
Difficile dire se e quando il filobus entrerà in funzione: la risposta potrebbe dipendere dall’esito del braccio di ferro giudiziario tra Comune di Lecce e la Sirti, società capofila dell’associazione temporanea d’imprese (Imet spa, Van Hool e Vossloh Kiepe) che ha realizzato l’infrastruttura. Il contenzioso, nato dai ritardi della consegna del filobus da parte dell’azienda, è andato avanti negli anni, modificando, di fatto, lo scenario delle parti. Oggi, di tutta riposta al decreto ingiuntivo notificato da Sirti dinanzi al Tribunale, nella persona del procuratore Pietro Ladisa, con il quale l’azienda ha chiesto un importo complessivo di 5milioni e 770mila euro all’Amministrazione comunale leccese per il pagamento delle fatture dovute, Palazzo Carafa spera nella contromossa: di poter ottenere, cioè, un risarcimento pari alla stessa somma richiesta da Sirti, fondando la sua posizione, difesa dal legale Domenico Guadalupi, sulla mancata corresponsione dei contributi destinati alla filovia da parte di Ministero e Regione. 
Il Comune di Lecce, di fatto, chiede i danni, opponendosi a un contratto capestro e alle incomprensibili proroghe (ben quattro) concesse dall’Amministrazione comunale leccese, perché imputate al dirigente di settore Sergio Aversa. Tra le due parti in causa, Comune e Sirti, è in corso anche una trattativa extragiudiziale, stoppata nei giorni scorsi con una lettera indirizzata dal difensore dell’azienda capofila del consorzio Fiumalbi all’avvocato Guadalupi: “Sono venute meno le condizioni”, scrive la difesa di Sirti & company. Nell’intricato percorso (la giustizia stabilirà chi è creditore di chi) per il filobus si dovrà ancora attendere; l’auspicio è che i 1.300 giorni non siano destinati a raddoppiarsi. Dopo tanti rinvii e false promesse, la partenza del mezzo,  questo è certo,  è ancora lontana. 
 
Barbara Politi
 
 
Tutta la storia della metropolitana di superficie a Lecce (fermata per fermata)
 
Ha da poco sfondato il tetto dei 1.300 giorni. Parliamo del ritardo del filobus la cui partenza, per convenzione, si fa risalire al primo giro inaugurale. Era l’11 maggio del 2007 e si prevedeva che l’opera più importante e anche la più onerosa dell’amministrazione Poli Bortone avrebbe visto la luce in breve tempo. La storia però ha origine ancora più indietro nel tempo, nel 1992, quando il Ministero dei Trasporti decise di stanziare un contributo di oltre 13 milioni di euro per la realizzazione di un sistema ecocompatibile ad alimentazione elettrica a Lecce. La prima idea aveva un sapore avveniristico, una monorotaia senza fili che avrebbe servito il centro storico della città. Ma in breve il progetto fu accantonato e si arrivò al sistema attuale, cioè la metropolitana di superficie o filobus con un complesso sistema di cavi e pali capaci di avvolgere Lecce per un totale di 26 chilometri. 
Nel dicembre 2000 la firma del primo atto ufficiale: una delibera che rappresenta il primo passo verso la realizzazione del nuovo sistema che, nel giro di pochi anni avrebbe dovuto rivoluzionare il sistema di trasporti e più in generale la mobilità all’interno del capoluogo leccese. Il progetto arriva in giunta comunale il 28 luglio 2003 dall’allora assessore alla Mobilità Gianni Peyla: si parla dell’attivazione di un “sistema di trasporto eco-compatibile ad alimentazione elettrica a servizio dell’area centrale della città”. Il 22 marzo del 2004, dopo il rilascio dei necessari nulla osta da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, viene approvato il progetto definitivo. Il successivo 10 giugno dello stesso anno viene formulato il bando di gara europeo e un mese e mezzo più tardi viene apposta la firma sull’accordo di programma tra Comune di Lecce e Ministero dei Trasporti. 
L’aggiudicazione dei lavori avviene nell’aprile del 2005: a vincere è l’associazione temporanea di imprese che comprende la capo mandataria Sirti e la Imet, la belga Van Hool e la tedesca Vossloh Kiepe. Il 16 dicembre 2005 c’è la consegna ufficiale dei lavori che hanno l’effettivo inizio il 10 gennaio 2006. E  l’11 maggio 2007 arriva il primo giro inaugurale lungo una parte del percorso cittadino, a bordo mezzo azzurro, colore scelto dall’allora sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone. La Sirti avrebbe dovuto concludere i lavori in 540 giorni, ma la parola fine verrà messa solo il 12 marzo 2009. Da allora nonostante le sollecitazioni di Regione e ministero al Comune, le proroghe si sono succedute e i 12 mezzi, da più di 1.300 giorni, sono ancora parcheggiati sul retro della Sgm, a cui è stata affidata la gestione dell’impianto. 
Un’opera dal costo di 22.029.985 euro di cui 13.218.197,38 versati dal Ministero e cofinanziata dalla Regione Puglia per 3.060.900 euro e dal Comune di Lecce per 5.750.887,12 euro. La relazione sui costi per l’avvio e il mantenimento del progetto redatta dall’ingegner Pasquale Borelli, nominato da Sgm direttore di esercizio del filobus indica in  un milione e 252mila euro all’anno la spesa per le casse del Comune, cifra che si aggiunge al mutuo annuale, di 829 mila euro, contratto con la Banca europea degli investimenti e in vigore fino al 2019. Quando tutto sarà pronto, circoleranno 12 mezzi per 3 linee, con 67 fermate, che si sviluppano per più di 26 chilometri. La spesa riguarda l’intero sistema di trasporto, costituito, oltre che dalle linee elettrificate e dai relativi supporti, da sei sottostazioni elettriche di alimentazione, corsie preferenziali, banchine e arredi di fermata, sistema di telecomunicazione e telecontrollo, un deposito-officina, impianti ausiliari e allacciamenti Enel in bassa e media tensione. I veicoli si muoveranno con alimentazione elettrica e in alcuni tratti in marcia autonoma. Ogni singolo mezzo, lungo 12 metri, è dotato di aria condizionata, informazione computerizzata, ed è attrezzato per il trasporto dei disabili. Con l’entrata in funzione del servizio, si prevede che a Lecce ci sarà, in un anno, una diminuzione di 2.140 tonnellate di anidride carbonica, 1,7 tonnellate di polveri sottili e 80 tonnellate di azoto.