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Dagli animalisti un solo grido: “Salviamo i cinghiali”

Dura la presa di posizione dei volontari appartenenti ad AgireOra Network, che hanno intrapreso una grande campagna di sensibilizzazione in difesa dei cinghiali di Frigole 
 
A partire da giovedì 3 novembre le caselle di posta elettronica dell’Urp della Provincia di Lecce e delle redazioni di quotidiani e periodici locali sono state letteralmente inondate di mail (noi ne abbiamo contate un centinaio circa), tutte riportanti nome e cognome del mittente, nelle quali si chiede espressamente di non abbattere i cinghiali selvatici di Bosco Fiore e di cercare soluzioni non violente al problema del sovrannumero di esemplari in quell’area. Un vero e proprio tam-tam mediatico, portato avanti da volontari animalisti di tutte le regioni italiane e appartenenti AgireOra Network. Dall’homepage del loro sito web www.agireora.org non si definiscono un’associazione ma “un insieme di iniziative, campagne, progetti e consulenti per la difesa degli animali”. 
Tra tutte riportiamo la mail di Roberta Sabbia di Milano: “Spettabile Provincia di Lecce,  sono venuta a conoscenza della proposta di far abbattere i cinghiali nella zona di Boscofiore della vostra provincia. È risaputo che la conseguenza del ripopolamento di questi animali è stata causata dall’uomo con inadeguata custodia o liberazione di animali da allevamento causando l’incremento di incroci, e la caccia che, al contrario di quanto si voglia far sempre credere, influisce in maniera spropositata proprio sulla riproduzione degli esemplari in vita. A questi contadini che cercano risarcimenti facili dite di farsi una bella recinzione con cancellate. Vi invito pertanto a trovare soluzioni non drastiche poiché è profondamente ed eticamente scorretto creare situazioni che degenerano per ignoranza e con altrettanta ignoranza volersene disfare. Nella speranza del rispetto della natura e dei suoi abitanti tutti, porgo cordiali saluti”. 
In oltre la metà delle mail viene citato uno studio scientifico svolto da ricercatori francesi, i quali  hanno seguito per un periodo di 22 anni la moltiplicazione dei cinghiali in un territorio del dipartimento Haute Marne, in cui sono sottoposti ad una caccia molto intensa, confrontandola con quella di un territorio con caccia poco intensa nei Pirenei. È  risultato che la fertilità dei cinghiali è notevolmente più alta quando la caccia è intensa. Inoltre quando la caccia è intensa la maturità sessuale viene raggiunta prima, a meno di un anno di età. Così i cinghiali raggiungono la maturità sessuale con un peso medio inferiore. Invece, nei territori in cui sono presenti pochi cacciatori, la moltiplicazione dei cinghiali è minore, e la maturità sessuale viene raggiunta più tardi, con un peso medio più elevato (S. Servanty et al., Journal of Animal Ecology, 2009). I cinghiali hanno una struttura sociale molto sensibile. Una cinghialessa dominante, che va in estro una volta all’anno, guida il gruppo. Il cosiddetto “sincronismo di estro” fa sì che le altre femmine del gruppo siano feconde contemporaneamente. Inoltre, essa trattiene i giovani ed impedisce in tal modo maggiori danni alle coltivazioni. Se la femmina dominante viene uccisa, il gruppo si disperde, gli animali senza guida irrompono nei campi, tutte le femmine diventano feconde più volte nell’anno e si riproducono in modo incontrollato. 
La caccia, dunque, secondo gli animalisti non risolverebbe il problema del sovrannumero, anzi, della moltiplicazione esplosiva dei cinghiali sarebbero dunque responsabili gli stessi cacciatori. Gli animali selvatici hanno meccanismi di autoregolazione, in condizioni naturali; gli interventi umani, come quelli legati alla caccia, sarebbero dunque causa di squilibri.