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Da vent’anni in prima linea contro i tumori

In occasione del ventennale di attività della Lilt nel Salento il presidente provinciale, Giuseppe Serravezza, ha ribadito l’intenzione di continuare la battaglia contro le cause scatenanti delle patologie tumorali, in primis le attività inquinanti degli impianti industriali 
 
A cura di Alessandro Chizzini 
 
Lo scorso 30 giugno il Palazzo del Principe di Muro Leccese ha ospitato la celebrazione dei venti anni di attività in provincia di Lecce della Lilt (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori). Protagonista indiscusso dell’incontro il dottor Giuseppe Serravezza (nella foto), primario di Oncologia del presidio ospedaliero di Casarano e presidente provinciale della Lilt Lecce, che si è soprattutto soffermato sull’incidenza dei tumori causati dalle attività degli impianti industriali presenti sul territorio.
Dottor Serravezza, la recente chiusura dell’acciaieria Consal di Muro Leccese per emissioni di diossina superiori a quanto previsto dalla legge conferma le sue paure sulle attività di queste strutture. Cosa ha da dire ancora in merito?
Non bisogna essere pregiudizialmente avversi a questi impianti industriali; ciò che conta è che le loro attività vengano messe nelle giuste condizioni di sicurezza sia per chi ci lavora, sia per la popolazione circostante. L’esperienza dell’Ilva insegna proprio questo: altre strutture simili situate altrove non hanno avuto le stesse conseguenze che l’impianto di Taranto ha arrecato alla Puglia. Bisogna prendersi la responsabilità di controllare la sostenibilità ambientale di un impianto.
Come si può attuare questo controllo?
Serve intelligenza e adeguati piani di sviluppo territoriali. Non si possono collocare impianti del genere nelle immediate vicinanze dei centri abitati o in aree produttive, perché le emissioni raggiungono l’atmosfera e poi cadono giù. Inoltre, anche quando si è in grado di garantire un ottimo controllo dell’ambiente, grazie alle opportune tecnologie, bisogna tenere presente che quella minima fuoriuscita di sostanze inquinanti si accumula col tempo nell’aria, creando poi seri problemi alla salute e all’ambiente. 
Da questo punto di vista la nostra provincia è piuttosto indietro, giusto? 
Purtroppo sì. In quella parte d’Europa e del mondo dove l’industrializzazione è arrivata prima, la politica di delocalizzazione degli impianti ha ottenuto risultati straordinari; negli ultimi dieci, Londra ha registrato un calo annuo dell’1,5% del tasso di mortalità di cancro al polmone e non per una migliore qualità delle cure, ma grazie all’abbattimento dell’incidenza; in sostanza, ci si ammala molto meno. Da noi, invece, i tumori da inquinamento ambientale aumentano costantemente, in controtendenza con ciò che accade nel resto d’Italia. 
Passando invece alla Lilt, cosa si deve fare da qui in avanti? 
Dobbiamo continuare a lottare sul fronte della prevenzione e sulla lotta alle cause. Il problema più importante di oggi è l’esplosione dell’incidenza dei tumori che vanifica quanto di buono si è fatto sul miglioramento delle cure. Oggi invece la nostra ricerca e i nostri interventi devono concentrarsi sul settore della prevenzione, l’unico modo per limitare l’incidenza.