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Cosimo Abate, 90 anni tra politica e giornalismo

Ha appena spento 90 candeline un magliese che, tra carta stampata e incarichi istituzionali a livello locale e nazionale, ha vissuto e lavorato tra la gente e per la gente 
 
Le pareti delle sua abitazione raccolgono decine e decine di fotografie che lo ritraggono al fianco delle più importanti personalità politiche italiane. I suoi scaffali contengono fascicoli di documenti che testimoniano una carriera politica votata agli interessi della povera gente e mostra con orgoglio il bollettino della rata di iscrizione all’Albo dei Giornalisti che gli giunse nel 1946. Lui è Cosimo Abate, storico giornalista ed ex deputato magliese che lo scorso 2 gennaio ha compiuto 90 anni, traguardo che è stato omaggiato giovedì con un incontro nella Sala consiliare di Maglie. Di umili origini, “lu Cosiminu nosciu” -come ama essere definito-, ha svolto studi classici e seminaristici per poi laurearsi in Pedagogia e Filosofia a Roma, svolgendo la professione di insegnante elementare. Dal ’56 possiede la tessera del Psi, partito con il quale nel ’63 viene eletto alla Camera dei Deputati, dove è nominato segretario alla Commissione dei Lavori Pubblici. Nel 1975 diventa presidente dello Iacp e dal ’56 al ’93 ricopre ininterrottamente la carica di consigliere comunale di Maglie. Sposato con Giuseppa Tamborino, Abate è padre di Achille e Agata, nonché nonno orgoglioso di quattro nipoti.
90 anni intensi, trascorsi tra politica e giornalismo. Che cosa si porta dietro da questa lunga esperienza?
Porto l’orgoglio di avere svolto una carriera piena e intensa, attraverso la quale so di aver lasciato qualcosa di concreto. Sono riuscito a cambiare radicalmente la nostra provincia. Gli ospedali di Scorrano, Gagliano, Poggiardo, Campi Salentina e Lecce hanno il timbro di Cosimo Abate. Ho preso in mano il complesso ittico di Ugento, ormai scomparso, quando versava in situazioni economiche disastrose e sono riuscito a portarlo in attivo, per non parlare poi della mia proficua esperienza come presidente dello Iacp. Come figlio di operaio, ho vissuto sulla mia pelle le difficoltà di quella che era una società maltrattata e discriminata ed è stata questa mia difficile esperienza giovanile che mi ha spinto a guardare avanti e a dedicarmi verso chi, come me, viveva quotidianamente disagi economici e sociali.
Viviamo in un epoca di incertezza e di grossa sfiducia verso le istituzioni. Qual è il suo pensiero a riguardo? 
I nostri attuali dirigenti politici devono farsi un esame di coscienza. Oggi abbiamo la fortuna di avere un governo lontano dalla politica e l’esperienza operaia del mio vecchio compagno Napolitano. Il resto dei nostri rappresentanti, però, non dimostrano di avere a cuore gli interessi dei cittadini; il nostro Parlamento è pieno di voltabandiera, di gente che non vuole abbandonare i suoi privilegi e che fa strada senza averne i meriti. Io non ho mai abbandonato il mio partito, ho conseguito una laurea e dopo la mia carriera di deputato sono tornato a insegnare nelle scuole elementari. I politici di adesso hanno dissacrato i più elementari principi amministrativi ed educativi e svalorizzato i due pilastri della società: scuola e famiglia. 
Cosa occorrerebbe invece, a suo parere, nel giornalismo odierno? 
Tutti i mezzi di comunicazione devono essere potenziati e valorizzati, cominciando dall’eliminazione di ogni ingerenza politica. Un giornalista deve avere una caratura morale tale da porsi come voce del popolo e delle coscienze, non come rappresentate di interessi personali o personalizzati. Questo, purtroppo, oggigiorno non avviene e per fare carriera, anche nel giornalismo, ci si vende alle persone “giuste”. La libertà deve invece esistere a tutti i livelli, compreso il giornalismo. 
 
Alessandro Chizzini