Cerca

Copersalento in agitazione

L’azienda non riapre e i lavoratori esasperati minacciano di far esplodere i serbatoi di solvente in azienda. Nei prossimi giorni il Prefetto solleciterà l’Arpa ad una risposta definitiva

 

Gli operai della Copersalento pronti ad azioni clamorose. Non è un nuovo caso Adelchi, perché rispetto alla vertenza tricasina c’è una differenza fondamentale: l’opificio non è in crisi, tant’è che l’Inps ha sospeso la Cassa integrazione dovuta alle imprese in difficoltà economiche. Come ricorda il sindacato, la Flai Cgil: “Questa azienda non soffre dell’assenza di commesse e può continuare a lavorare. Si dica una volta per tutte se lo stabilimento può riprendere l’attività, in caso contrario occorre occuparsi dei lavoratori e di una loro collocazione occupazionale”. Ma l’esasperazione come a Tricase può giocare brutti scherzi e se in Piazza Pisanelli si è arrivati ad occupare il municipio, a Maglie i lavoratori hanno minacciato azioni ancora più estreme, risoluti come sono ad appiccare il fuoco alle cisterne contenenti residui di esano che veniva utilizzato per trattare la sansa ai tempi della lavorazioni degli scarti della produzione olivicola.
Nei giorni passati il tanto sospirato vertice in Provincia ha dato risultati poco conclusivi. Presente anche il presidente della Provincia, Antonio Gabellone che al termine non ha potuto far altro che prendere atto di una impossibilità normativa per l’azienda di riprendere a funzionare. Tutto nasce dalle risposte, molto tecniche, che l’Arpa ha inviato per iscritto agli uffici di Palazzo dei Celestini. Il primo quesito: “In considerazione dei risultati analitici della precedente campagna di monitoraggio e delle condizioni impiantistiche ci si può ragionevolmente attendere che una nuova fase sperimentale più lunga (60-90 giorni) possa consentire di operare nel rispetto del limite di 0,1 ng per le diossine?”. L’Arpa ha risposto che “pur essendosi riscontrato un trend in diminuzione nelle concentrazioni di diossine rilevate nelle emissioni, le caratteristiche dell’impianto e  quanto riportato in alcuni strumenti normativi internazionali non fanno ritenere con certezza che si possa rispettare il limite di 0,1 ng in una nuova fase sperimentale di 90 giorni”.
Il secondo quesito: “In caso di svolgimento dell’attività sperimentale, quale può essere il rischio ambientale associato all’emissione di valori di diossine analoghi a quelli riscontrati nella precedente campagna, tenuto conto delle attuali condizioni di inquinamento?”. L’Agenzia ritiene che “anche nel caso l’impianto dovesse, presentare concentrazioni, comprese nell’intervallo rilevato nell’ultima serie di rilevazioni a camino (0,24-0,20 ng) il rischio aggiuntivo, derivante da tali emissioni, per il breve periodo della sperimentazione sarebbe trascurabile”. La terza domanda: “In caso di definitiva marcia a regime dell’impianto con il rispetto del valore di 0,1 ng quale può essere il rischio ambientale associato a tale attività a lungo termine?”. L’Arpa invita a far riferimento alla relazione dell’Isac di Lecce dell’aprile 2009 che riporta come “in conseguenza di una emissione di 0,1, si avrebbero valori di deposizioni al suolo di diossine sensibilmente più bassi rispetto ai valori considerati tollerabili, quali quello contenuto nella proposta del Belgio alla Commissione europea”. Nel caso di funzionamento in continuo dell’impianto, aggiungono dall’Agenzia regionale, “si conferma ancor di più la necessità del sistema di campionamento in continuo delle diossine che si affianchi a campionamenti discontinui, necessari per la verifica della conformità al limite di legge”.