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Con Marco Rollo tra le onde musicali di Fluid

Al suo esordio da solista, il pianista e compositore salentino ci parla del suo nuovo lavoro discografico pubblicato da Three Hands Records

 

Musicista dotato di sensibilità poliedrica, formatosi nel grembo di quella leva di artisti che sta facendo il Salento grande nel mondo, Marco Rollo debutta alla sua prova da solista con un disco, Fluid (Three Hands Records, 2017), che ha già ricevuto il plauso del pubblico in Francia e Germania. Un lavoro intenso che, nell’osmotico susseguirsi di note e sonorità, emerge dalle profondità delle acque musicali al ritmo di brani ipnotici e penetranti. 

Come nasce Fluid? 

Fluid nasce circa cinque anni fa con le prime “takes” registrate in studio da Michele Palmas a Cagliari, per poi evolversi con l’aggiunta di altre tracce, seguendo la mia evoluzione, soprattutto i cambiamenti nella mia vita in cui la musica mi accompagna sempre. Ho deciso di dare questo titolo all’album verso la fine delle registrazioni perchè mentre lo riascoltavo ho avuto delle immagini e quella più ricorrente era legata al movimento, alla fluidità, non solo all’acqua ma allo scorrere in generale. La copertina e l’interno del cd richiamano l’acqua, il mare, le onde… un continuo movimento. 

È il tuo primo album da solista. Ti va di parlarci delle tracce, di come si snodano all’interno del disco? 

Quella di fare un disco da solista è stata fondamentalmente un’esigenza. Avevo il bisogno di mettere “su carta” tutti i pensieri, le emozioni che mi porto dentro e che riesco a esprimere in buona parte attraverso la musica, il pianoforte. Ho affiancato al suono acustico, quello elettronico. Elettronica però mai invasiva, ma che ne risalta i colori. Il disco parte con LAV, una melodia ossessiva, e questo si riscontra in quasi tutte le tracce, che ho voluto sottolineare con la splendida voce di Angela Albanese. Il secondo brano, Ocram, ha un loop costante e mi piace associarlo ai pezzi dei Doors. Poi via via, in modo appunto fluido, si susseguono For Svensson, omaggio a Esbjorn Svensson, Hathor, una ninna nanna dai colori scuri, ed Eyes con cui inizia il vero e proprio viaggio: VanillaScatola Blu e Obsession, da gustare tutto d’un fiato, Africa che si apre ad una melodia che richiama i canti africani, e infine Prologo, che preannuncia il mio prossimo lavoro già in cantiere. 

Hai un percorso musicale importante alle spalle, fatto di collaborazioni prestigiose e soprattutto improntate alla contaminazione musicale. Cosa porti di tutto questo bagaglio in Fluid e cosa ti sei lasciato alle spalle o hai trasformato? 

È vero, ho suonato tanto e con tantissimi musicisti. Ho partecipato a dischi importanti come Argento di Raffaele Casarano, Opa Cupa di Cesare Dell’Anna, Partenze di Massimo Donno e Riccardo Tesi, Incanti e Tradimenti con Triace e Balkan Trip con i VudZ, band di cui faccio parte. Come ti dicevo, sentivo l’esigenza di esprimere le mie emozioni, la mia musica e grazie al produttore Riccardo Rinardi ce l’ho fatta e ne sono molto orgoglioso. 

Prossime date o progetti in cantiere? 

Stiamo preparando la tournée in questi giorni, andremo a girare il videoclip a Bologna e poi si parte. Porterò in giro il mio lavoro, sperando che piaccia a molti. Ho già iniziato a mettere giù nuovi brani per il nuovo album che vedrà la luce tra pochi mesi. 

 

Claudia Mangione