Uno spettacolo che non si addice alla capitale del Barocco: i contenitori della spazzatura sono spesso collocati a ridosso di importanti elementi architettonici
Almeno due sono i problemi più appariscenti della città contemporanea che fanno storcere il naso a chiunque: uno è quello del traffico e relativi parcheggi delle auto private, l’altro quello della spazzatura. A ben vedere si tratta sempre di un “parcheggio” anche in quest’ultimo caso, brutto a vedersi e a sentirsi ancora quanto il primo. Per semplificare questo concetto basta in sostanza soffermarsi sui luoghi di deposito per eccellenza della spazzatura: i mitici, famigerati cassonetti. Veri capolavori dell’assurdo a volte, capoluoghi del nauseabondo, concentrazioni di non senso estetico fino al parossismo.
A questo proposito Lecce sembra battere un primato assoluto: quello della discutibile scelta dei luoghi dove collocare cassonetti e contenitori per la spazzatura i quali, oltre ad essere antiestetici, sono anche storicamente invasivi e deturpano il patrimonio per eccellenza del capoluogo salentino ovvero le strade del suo centro storico. Facciamo un passo indietro, giusto per capire meglio la città e i suoi spazi i cui si muovono i nostri occhi e quelli, soprattutto dei turisti.
Poco conta che gli angoli dei palazzi cinquecenteschi (ma ciò vale anche per epoche successive) sono architettonicamente caratterizzati da colonne e semicolonne dove molto spesso le famiglie proprietarie dei palazzi stessi mettevano i loro stemmi. Angoli e colonne erano luoghi per eccellenza prima delle famiglie e poi della città. Poco conta che un raffinato studioso della storia dell’arte italiana (e non solo) come Cesare Brandi elogiava gli spazi pubblici leccesi. Poco conta tutto questo oggi, perché per una ragione che ben non conosciamo gli angoli dei palazzi storici sono diventati punti di accumulazione del peggio della città di Lecce: cassonetti, bidoni, spazzatura allo stato brado.
Come mai i bidoni si concentrano sugli angoli e perché proprio a ridosso delle colonne storiche della città? Non sono osservazioni tipiche da studioso o amante della città storica queste. La questione è diversa e molto più semplice perché si pone nei termini del vivere civile, del naturale rispetto per lo spazio pubblico. Una cosa sembra altrettanto chiara: la colpa, se una sola c’è, non è solo di natura politica ma anche, a giudicare dalla spazzatura diffusa, dei singoli cittadini. La candidatura di lecce a Capitale europea per il 2019 è servita a davvero poco, evidentemente.
Fabio Antonio Grasso