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Casa dolce casa?

Il Sud rimane fanalino di coda nella concessione dei mutui ipotecari, a causa di un’economia sommersa diffusa che penalizza la voglia di comprar casa anche in un mercato come il nostro, caratterizzato da un eccesso di offerta rispetto alla domanda di alloggi. La recente moratoria dei mutui casa ha rappresentato una boccata di ossigeno per le famiglie in difficoltà, ma le banche avvertono: “Possiamo concedere finanziamenti solo a chi è in grado di restituirli” 

 

Casa dolce casa titolava un remake hollywoodiano dell’86 e mai come ora questo interrogativo è di grande attualità. Gli interessi sui mutui sono ai minimi storici, ma gli affitti sono sempre più alti; i cartelli vendesi costellano portoni, balconi, angoli di strada, pali della luce, ma i prezzi, a dispetto di tutte le previsioni, non sono crollati. Il boom del mercato immobiliare è ormai un ricordo e i costruttori rammentano con nostalgia gli anni d’oro. Son cose note. Nove anni, tanto è durato il boom immobiliare. È stata un’onda lunga che ha generato ricchezza per pochi e danni per molti: basti pensare ai famigerati mutui subprime. Negli anni del trionfo della finanza pareva che i maghi contabili avessero scoperto l’uovo di Colombo. Il meccanismo, oggi è stato svelato, ma purtroppo ci ha trascinati in una crisi di portata epocale. Gli Stati Uniti sono stati l’epicentro del “massacro” finanziario che ha generato l’illusione di poter guadagnare molto e con pochi sforzi. Gli operatori statunitensi ad un certo punto decisero di offrire, anche a persone in condizioni economiche precarie, mutui con tassi di interessi elevati. È stato calcolato che questi mutui rappresentavano il 13% di tutto il settore. Poco male? Forse, se le banche per erogare il prestito non fossero state costrette a emettere obbligazioni con interessi superiori alla media per “ripagare” gli investitori del maggior rischio. La logica alla base di questi prodotti è che i sottoscrittori dei mutui subprime (attraverso il pagamento delle rate) garantiscono le cedole e la restituzione del capitale. Quello che è successo è ormai nella storia dell’economia e nelle lacrime di chi si è visto pignorare la casa o ha perso i sudati risparmi. Dal fallimento delle grandi banche, alla necessità degli aiuti di Stato, ci si è incamminati in una direzione che sta cambiando stili di vita, politiche industriali ed economiche. 

Dai prezzi che salivano alle stelle, con le case che passavano di mano a gran velocità (dal 1996 il 30% delle case ha cambiato proprietario), abbiamo assistito impotenti alla china discendente. L’Abi nell’audizione presso la Commissione Ambiente, Tutela del Patrimonio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati ha precisato che “secondo i dati di cui si dispone, di fonte Agenzia del Territorio/Nomisma, nel corso dell’ultimo anno si è registrato un rallentamento nel numero di compravendite di immobili, che ha riguardato tutte le diverse tipologie. In particolare, il numero di compravendite nel comparto ‘residenziale’ stimato a 596.500 nell’intero 2009, avrebbe segnato una contrazione di circa 90mila unità rispetto a quanto registrato nel 2008 e di circa 250mila unità rispetto al picco delle 845.000 compravendite raggiunto nel 2006. Anche il comparto ‘non residenziale’, avrebbe segnato, nel 2009, una marcata contrazione: i poco oltre 59mila immobili per attività economiche, rappresentano, infatti, 13.300 unità in meno rispetto al 2008 e 43mila in meno rispetto al valore massimo che nel caso del ‘non residenziale’ fu raggiunto nel 2002”. 
In Italia non si è verificato il crollo verticale dei prezzi registrato in altri Paesi e nell’ultimo trimestre del 2009 un certo ottimismo è tornato a serpeggiare. Alla fine del 2009 i finanziamenti elargiti alle famiglie italiane erano pari a 500 miliardi di euro di cui 280 erogati per l’acquisto della casa. Insomma, in controtendenza con quanto accade negli altri sistemi bancari europei, in Italia i prestiti erogati alle famiglie sono destinati principalmente all’acquisto della sognata casa. A fine 2009 i mutui hanno registrato un +6% contro il  +0,9% di fine 2008 e il -0,6% del novembre 2009. Gli italiani pare siano comunque più prudenti rispetto agli europei e il livello di indebitamento è di poco inferiore al 60% del reddito annuo disponibile: in crescita rispetto al passato, ma ben lontano dal 93% dell’area euro. L’indebitamento per l’acquisto della casa è maggiore al Nord e al Centro, il Sud è fanalino di coda (fonte: Abi). Probabilmente nello svantaggio del Sud gioca la sua parte la maggior quota di economia sommersa e lavoro nero che impedisce l’accesso al credito. 
Secondo la Banca d’Italia il tasso delle sofferenze finanziarie, in buona sostanza la percentuale di chi non riesce a star dietro all’aumento del costo della vita e conseguentemente non paga le rate, ha raggiunto quota 2,2% annuo. Nel novembre 2009 le famiglie italiane non hanno onorato i loro impegni finanziari per 12,3 miliardi di euro, con un incremento dell’esposizione di 3,5 miliardi di euro rispetto allo stesso mese del 2008. 
 
Maddalena Mongiò