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Caro olio

Diminuisce complessivamente la produzione di olio d’oliva e i prezzi sul mercato lievitano fino al 40% in più rispetto allo scorso anno. Le cause? In primis maltempo e Xylella fastidiosa 

 

Sembra un vero e proprio miracolo, pensano alcuni, ma siamo sicuri che sia proprio così? Quest’anno l’olio di oliva in tutte le sue declinazioni merceologiche ha attualmente un incremento del prezzo mediamente del 40% rispetto allo scorso anno. Per avere qualche idea delle attuali quotazioni del prodotto, aggiornate al 14 ottobre l’extravergine di oliva, con acidità fino allo 0.4%, sulla piazza di Bari, secondo i valori della Camera di Commercio, quota da un minimo di 4,10 ad un massimo di 4.35 euro, mentre l’extravergine con acidità massima sino a 0.8%, quota da un minimo di 3.90 ad un massimo di 4 euro. Lo scorso anno, ed esattamente nella rilevazione del 15 di ottobre, i prezzi erano i seguenti: per l’extravergine con acidità massima fino a 0.5%, il prezzo oscillava da un minimo di 2.9 ad un massimo di 3 euro, mentre per un olio extravergine con acidità massima sino allo 0.8% la quotazione oscillava tra 2.55 e 2.65 euro. 

Un toccasana per un’agricoltura fortemente in crisi, pensano alcuni, ma per altri non è così. Il prezzo ha seguito esattamene l’andamento del mercato, la cui produzione è calata bruscamente ovunque. La Spagna, principale produttore europeo con oltre il 50%, avrà un elevato decremento delle sue produzione con conseguente aumento del prezzo: l’extravergine ha subito una variazione al rialzo di quasi il 10% rispetto allo scorso anno, seguito da un “robusto” 15% per l’olio di oliva. La Grecia, la cui produzione quest’anno sfiorerà quella italiana, ha un incremento rispetto allo scorso anno del 14.6% sull’extravergine e del19.2% sull’olio di oliva. Ancora più consistenti le variazioni per l’olio tunisino, l’extravergine bio ha rispetto allo scorso anno un aumento del 15.2%, mentre l‘extravergine ha una variazione del 19%. 

Il problema è che nel 2014 la produzione mondiale di olio di oliva si avvia a registrare un crollo: a consuntivo dovrebbe scendere del 17% a 2,9 milioni di tonnellate, soprattutto per effetto del dimezzamento dei raccolti in Spagna a meno di un milione di tonnellate, mentre in Italia la produzione calerà del 30% a circa 300mila tonnellate. Negli ultimi 12 mesi i contratti “future” sull’olio d’oliva vergine scambiati a Jaen, in Spagna, hanno registrato un’impennata del 17%. 

Come mai il crollo della produzione? In Spagna il problema sono state le scarse precipitazioni in Andalusia, principale regione produttrice, dopo l’annata di carica dello scorso anno. L’Italia non può certo lamentare poche precipitazioni nel 2014, se si guarda al complesso del Paese, ma la produzione ha sofferto in Calabria e in Puglia. In Salento, ad un inverno non freddo, è seguita una primavera e una parte dell’estate caratterizzata da repentini cambi di temperatura e da ripetuti attacchi parassitari, in particolare di mosca e di tignola, che hanno falcidiato la produzione. A questo andamento climatico di certo non favorevole, si è aggiunto il problema Xylella fastidiosa, che imperversa in ampie aree della Provincia di Lecce: essa ha causato enormi danni per i produttori e per alcuni importanti frantoi della zona che quest’anno non apriranno nemmeno i loro cancelli. 

 

Nicola Santoro