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Botta e risposta tra Perrone e Poli Bortone su via Brenta

Il primo cittadino di Lecce risponde alle dichiarazioni di Adriana Poli Bortone, ribadendo la sua estraneità ai fatti dell’epoca. Intanto continua il lavoro della Commissione Controllo di Palazzo Carafa

 

I palazzi di via Brenta, quegli immobili rimasti per anni nell’anonimato cittadino, abbastanza defilati da ospitare agevolmente uffici giudiziari e Tribunale civile, sono da settimane i simboli di una querelle che appassiona i cittadini del Salento. Gli ingredienti perché la storia funzioni ci sono tutti: non solo le accuse incrociate tra l’attuale sindaco Paolo Perrone ed il suo predecessore Adriana Poli Bortone, ma anche i dubbi su chi sapesse e cosa in quello che ha ormai l’anatomia di un vero e proprio giallo amministrativo-giudiziario sul leasing sottoscritto dal Comune di Lecce per l’acquisto del bene, un tempo in affitto.
Capitolo primo: il colpo di scena avviene per mano del sindaco, che al termine di una seduta di Giunta, a metà settembre, comunica di aver sospeso il pagamento delle rate per incaricare due consulenti di esaminare il contratto con la Selmabipiemme per “vederci chiaro”. Una scelta letta dai più come la rottura del patto di fiducia con la passata amministrazione in cui Perrone era vice nonché assessore al Bilancio. A confermare il clima teso attorno alla questione le dichiarazioni dell’ex assessore Antonio Capone che racconta di essere stato cacciato perché dubbioso su quel leasing. Fine del primo capitolo. Inutile dire che la frittata a quel punto era fatta e che dopo la frattura politica tra il Pdl e la Poli, sfociata nella fondazione di Io Sud e la sua corsa alle provinciali da presidente, questo rappresentava senz’altro un nuovo traguardo nella distanza tra il sindaco e la donna convinta a suon di serenate a fargli da vice.
Capitolo secondo: dopo le accuse e negli stessi giorni il rinvio a giudizio su un’altra questione calda, quella dei terreni di Iskenia, Adriana Poli Bortone parte all’attacco e richiede attraverso il coordinatore provinciale di Io Sud, Angelo Tondo, tutta la documentazione relativa ad affari e licenze riconducibili alla famiglia Perrone, dall’hotel Tiziano di cui il padre Enzo è socio alla costruzione del Centrum, fino alla zona di via Rapolla, poco lontano dallo stadio di via del Mare, dove si trova la villa di famiglia. Nell’ultima seduta di Consiglio, con al vaglio gli equilibri di bilancio dell’ente, il sindaco prende la parola e questa volta denuncia: “Le intimidazioni nei miei confronti che non mi fermeranno”. Questa volta a replicare è il capogruppo di Io Sud, Paolo Cairo, che stigmatizza le parole del primo cittadino e poco dopo annuncia che il suo gruppo consiliare voterà no al bilancio dell’ente, passato comunque ma con i soli voti della maggioranza. A stretto giro di posta è la Poli a prendere la parola. In una conferenza stampa la leader di Io Sud non solo difende l’investimento ed il suo valore per il  comune capoluogo che si troverà proprietario di quei palazzi, ma presenta anche la “prova” che su via Brenta Perrone non potesse non sapere. Adriana Poli Bortone tira fuori una lettera, datata 2 agosto 2007, che Perrone aveva inviato all’allora presidente della Corte d’appello di Lecce, Umberto Pagano in cui il sindaco parlava di “validità piena dell’intera operazione”. Ma non è tutto, perché nella lettera-rivelazione della Poli, che rivendica la linearità dell’iter, Perrone sosteneva anche la “congruità del prezzo” del leasing, confermata sia dall’Ute (Ufficio tecnico erariale) sia da un’indagine interna al Comune sui prezzi di mercato in vigore in quel momento.
Fine del secondo capitolo ed inizio del terzo, che si apre con una conferenza stampa di replica da parte del primo cittadino. Perrone ricostruisce: “Fui rimosso da assessore al Patrimonio senza alcun preavviso, non solo non sapevo ma fu fatto di tutto per tenermi all’oscuro”. L’intera procedura -spiega Perrone fu ‘riservata’ a pochi addetti ai lavori, di certo non il vicesindaco e gli assessori. Per questo Perrone si chiede: “Se era così lineare, perché tanta segretezza?”. Quanto alla lettera del 2007, Perrone poi specifica. “Citavo il dirigente Naccarelli, cioè le determine che fino a quel punto non si potevano considerare dubbie”. La verità conclude poi in conferenza è che quei palazzi furono pagati oltre il doppio del loro vero prezzo di mercato: lo testimonia l’appendice al contratto tra Socoge e Selmabipiemme, che modifica di 21 milioni di euro i termini del leasing nel caso in cui non se l’accolli il Comune”. Insomma la verità su via Brenta sarebbe tutta nelle carte che anche la Commissione Controllo dell’ente, presieduta da Rita Quarta, sta vagliando. Materiale per un corposo seguito della vicenda che ha anche un lato tutto urbanistico ancora oscuro: all’ex assessore Tondo, Perrone dice infatti: “Una volta completata l’indagine sulle attività edilizie dei miei parenti, gli consiglio di rivedere, per coerenza, le autorizzazioni rilasciate sotto il suo assessorato, cominciando ovviamente da via Brenta e via di seguito”.

 

Alessandra Lupo