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Borgo Piave, in degrado l’ex caserma della Marina

Un muro di silenzio da parte del Ministero della Difesa su un eventuale recupero dell’area nei pressi di Frigole, nonostante l’impegno del Comitato Unitario per lo Sviluppo del Litorale 
 
Sorgeva a Borgo Piave, piccolo centro rurale vicino Frigole, a circa 8 km dal capoluogo salentino, la caserma della Marina Militare allocata in passato presso l’imponente fabbricato fondato nel ventennio fascista dall’Opera Nazionale Combattenti. Una lunga vita ha segnato la storia dell’antico edificio militare rimasto in funzione fino al 2002 e soprannominato “Case della Marina” poiché, sin dagli anni ’30, vi trovavano alloggio i marinai e dove successivamente hanno trovato sede, oltre alle abitazioni dei militari, anche uffici e base logistica per l’addestramento delle reclute, ospitando un distaccamento di numerosi militari che vi abitavano con le proprie famiglie. Un passato prestigioso, dal punto di vista militare, per l’imponente complesso edilizio, un casermone di grandi dimensioni che si sviluppa su due piani al cui interno, nella parte retrostante, constava di estesi campi e ampi spazi adibiti a depositi dei mezzi pesanti. 
In quegli anni, e fino allo scorso decennio, gli abitanti del luogo e la titolare dell’unico esercizio commerciale sopravvissuto ricordano di come il borgo fosse pieno di vita mentre poi, per decisioni interne al Ministero della Difesa, la situazione cambiò con la chiusura della caserma, tra l’altro avvenuta dopo appena un anno dal restauro dell’immobile che costò non poche risorse allo Stato. 
Ad oggi la struttura risulta del tutto abbandonata, fornendo rifugio a topi, scarafaggi e quant’altro, giacendo inutilizzata mentre potrebbe costituire un’importante risorsa per lo sviluppo locale. A denunciarlo con forza sono gli stessi cittadini attraverso il Comitato Unitario per lo Sviluppo di Frigole e del Litorale, presieduto dal dottor Ernesto Mola, che ha richiamato l’attenzione sulla caserma dismessa di Borgo Piave inoltrando, nei primi di maggio scorso, una lettera al Distaccamento delle Interforze di Surbo-Torre Rinalda, dove poi fu trasferita e sorge attualmente la nuova caserma. Come spiega lo stesso rappresentante è stato questo un atto dovuto quanto meno per acquisire informazioni circa gli intenti di destinazione d’uso dell’immobile ma c’è stato solo un muro di silenzio e il Ministero della Difesa non pare preoccuparsi minimamente delle sorti del complesso edilizio. 
Stessa vicenda, peraltro, è toccata ad altre costruzioni di proprietà militare localizzate sulla costa salentina, come la Torre di Casalabate per cui è stata avviata nel 2011 l’istruttoria, da parte della Regione Puglia, per la concessione demaniale a scopo di attività turistiche in seguito alla richiesta avanzata dalla Pro Loco cittadina. Ad oggi il passaggio non è ancora avvenuto e la torre giace in pessime condizioni. Così come nel degrado versa l’ex Lido Esercito, stabilimento balneare di San Cataldo, per cui la Scuola di Cavalleria, più volte interpellata in merito, ha dichiarato di non avere fondi da destinare al restauro della struttura. 
 
Dal commercio di prodotti tipici alle attività culturali: ecco le proposte del Comune di Lecce e dei residenti per il recupero dell’immobile 
 
Più volte il recupero dell’ex caserma di Borgo Piave è stato oggetto di proposte nell’ambito del programma di valorizzazione e riqualificazione della fascia costiera e dei suoi borghi rurali ma, nonostante le varie sollecitazioni al Comando delle Interforze e all’Agenzia del Demanio, interessando anche l’Ersap, ad oggi non è giunta nessuna risposta. 
Come spiega l’assessore ai Lavori pubblici e Fascia costiera Gaetano Messuti, il Comune di Lecce ha già da tempo in serbo vari progetti per il recupero dell’edificio, ad esempio come mercato di prodotti tipici locali o centro di smistamento del pesce legato all’attività di pesca e acquacoltura del vicino Bacino di Acquatina, o ancora un contenitore culturale dedicato alle peculiarità del territorio da cui potrebbe partire la promozione di visite guidate e di percorsi eno-gastronomici tra masserie e case rurali della zona. Il problema è che ad oggi sussiste un forte vincolo di tipo militare che impedisce di disporre, in qualsiasi forma, del complesso edilizio, persino in comodato d’uso. 
Numerose anche le proposte giunte da parte dei residenti che vorrebbero destinare l’immobile ad attività sociali e culturali rivolte alla cittadinanza, come la creazione di una biblioteca pubblica, e farne centro di aggregazione per la comunità.
 
Rosy Paticchio