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Bat, piove sul bagnato

Si aggrava la situazione di 20 lavoratori della British American Tobacco, costretti a sostenere i costi della ricongiunzione contributiva (tra i 90mila e i 120mila euro ciascuno) 
 
L’ultima (triste) novità nella vicenda dei lavoratori della British American Tobacco è stata annunciata da Antonio Gagliardi, segretario provinciale della Flai Cgil, il quale ha ricordato come “20 lavoratori ex Aams sarebbero costretti a sostenere i costi della ricongiunzione contributiva che, per effetto delle novità introdotte attraverso la Legge n. 122/2010, a partire dal 1° luglio 2010 la ricongiunzione dei contributi previdenziali/assistenziali negli enti di previdenza ai fini pensionistici è onerosa. Da una nostra prima ricognizione il costo di tale operazione, per singolo lavoratore, si aggirerebbe tra i 90mila e i 120mila euro, a loro totale carico”. 
Oltre al danno si aggiunge la beffa, dunque. Ma per comprendere meglio la situazione è necessario ripercorrere brevemente la storia dello stabilimento leccese. Dopo la trasformazione dei Monopoli di Stato in Ente Tabacchi Italiano, si giunse, nel giugno 2004, all’acquisizione dell’azienda manifatturiera da parte della multinazionale British American Tobacco che si impegnò, tra le altre cose, a mantenere invariati i volumi di produzione per un certo numero di anni. 
Il 17 settembre 2010, in un comunicato alla stampa sempre la Bat annunciava che “per motivi produttivi dettati dal contesto economico internazionale” la produzione sarebbe stata trasferita in Germania. Si garantiva, però, la riconversione dello stabilimento a nuove produzioni e nuova occupazione. Il 25 settembre 2010, in un meeting presso la Prefettura di Lecce, alla presenza di rappresentanti del mondo politico e dei sindacati tutti, si esplicitò la necessità di promuovere presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel più breve tempo possibile, un momento di confronto tra tutte le parti interessate. 
Il 2 dicembre 2010, Bat Italia e i sindacati siglarono, presso il Ministero dello Sviluppo economico, l’accordo che avrebbe dato avvio al processo di riconversione dello stabilimento di Lecce e che avrebbe garantito piena occupazione alle medesime condizioni salariali. Il 10 dicembre dall’incontro tra azienda, sindacati, Confindustria e Provincia scaturì che, dal 1° gennaio 2011, 140 lavoratori di Bat Italia sarebbero stati messi in cassa integrazione straordinaria per 12 mesi. 
L’anno 2011 sarebbe, dunque, dovuto essere quello della svolta, invece, ecco ergersi un nuovo scoglio: i 20, per effetto delle novità introdotte dal Governo con la Legge n. 122/2010, sarebbero costretti a sostenere i costi della ricongiunzione contributiva a partire dal 1° luglio 2010, costi che oscillano, come abbiamo visto, tra i 90mila e i 120mila euro. 
Ed ecco ripiombare stanchezza e sfiducia verso un iter che sembra non lasciare più fiato. I lavoratori non vogliono arrendersi però, restano fermi sulla nuova posizione: dovrà essere la British American Tobacco a farsi carico dei costi, poiché si era esplicitamente impegnata ad assicurare l’inquadramento previdenziale del settore pubblico (Inpdap). Questo, oramai, non è ovviamente più neppure ipotizzabile giacché il processo industriale in corso li vedrebbe in carico alla previdenza del settore privato (Inps). Ma ai dipendenti non interessa: dopo anni di lavoro e di attese, l’essere risucchiati in un’involuzione simile li avrà forse resi disperati, ma anche consci che resti ben poco da perdere e certi di voler rivendicare una giustizia che, per una volta, non dovrà essere la solita all’italiana. 
 
Alessandra Caiulo