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Anche a Lecce si firma contro il finanziamento pubblico ai partiti

L’iniziativa è di quelle che faranno parlare: chiudere i rubinetti ai partiti. E la raccolta di firme è partita anche presso l’Ufficio Elettorale di via Lombardia 
 
Pellegrino Capaldo, economista, presidente dell’associazione “Amici dell’Istituto Sturzo”, è il promotore di una proposta di legge d’iniziativa popolare che dovrebbe portare a sostituire progressivamente il vecchio sistema di rimborso elettorale dello Stato ai partiti con un contributo volontario e defiscalizzato da parte dei privati cittadini. Il progetto di legge è stato depositato alla Corte di Cassazione ad aprile e sono state raccolte moltissime firme: ben oltre le 50mila che sarebbero sufficienti per far discutere il Parlamento la proposta di legge, se la Corte di Cassazione dovesse ritenere ammissibile la proposta di legge. 
Anche il Comune di Lecce si è attivato mettendo a disposizione e moduli per raccogliere le firme. Insomma, chi non è d’accordo sul foraggiamento pubblico dei partiti può recarsi presso l’Ufficio Elettorale del Comune di Lecce, in via Lombardia n. 7, dal lunedì al venerdì dalle 8.15 alle 12 e, dall’11 settembre, anche martedì pomeriggio dalle 15.15 alle 16.15 per sottoscrivere la proposta di legge che dovrebbe rivoluzionare il sistema di finanziamento dei partiti. 
“Il rinnovamento della politica deve cominciare dal rinnovamento dei partiti. E i partiti non si possono rinnovare se non cambiano le modalità di finanziamento”. Questo il refrain del promotore della proposta di legge, Pellegrino Capaldo. Inutile dire che l’argomento è di grande attualità e interessa i cittadini che -specie in tempi di coperta corta- mal digeriscono i tanti privilegi che la politica si è assicurata e i lauti rimborsi elettorali.  
È noto che sull’onda di tangentopoli gli italiani si sono già espressi -grazie a un referendum- contro il finanziamento pubblico dei partiti, ma alla fine gli effetti di quel voto sono stati aggirati trasformando l’erogazione da parte dello Stato in un rimborso elettorale stimato sulla base del consenso elettorale e non delle spese sostenute. Ora ci riprova Capaldo a mettere uno stop al flusso di denaro che dalle casse dello Stato passa a quelle degli onnivori partiti e il Comune di Lecce fa la sua parte, per quello che gli compete. 
 
(M.M.)