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Alla Cianfrusoteca si ricicla con il baratto

A Salice Salentino oggetti apparentemente inutili fanno la felicità di chi non si può permettere oggetti nuovi 

 

Cianfrusoteca, Salice Salentino. No, non è un locale come tanti altri, è un’idea vincente, “un’utopia concreta”, come la definisce il fondatore, Massimiliano Guerrieri. Nata nel 2010 all’interno di quel prodigioso e lungimirante progetto regionale di “Principi Attivi”, la Cianfrusoteca si pone come luogo di scambio di oggetti apparentemente inutili. Almeno per chi li lascia, mentre trovano una nuova funzione nelle mani di chi ne entra in possesso per la prima volta. 

Nessuna moneta circolante, se non come libera offerta da devolvere all’associazione di volontari che porta avanti questa iniziativa. Baratto 2.0 se così vogliamo definirlo, non senza un minimo di forzatura, perché non c’è lo scambio diretto tra domanda e offerta. Chi porta le proprie cianfrusaglie, da qui il nome del locale, acquista dei crediti su una card con cui poter accedere ad un altro prodotto tra i tanti disponibili. Aperto tre volte a settimana, compatibilmente con gli impegni di lavoro di ciascuno, la Cianfrusoteca è cresciuta nel giro degli anni, sia come volume di materiale raccolto, e  sia, consequenzialmente, nella considerazione da parte degli abitanti. 

Due le linee guida fondamentali che ne tracciano il cammino: una ambientale, con il riuso che gioca un ruolo importante nell’allungare la vita del singolo bene, l’altra economica, in contrapposizione alla economia di mercato tout-court, quella che al primo inconveniente impone un nuovo acquisto. 

“È un meccanismo che serve a costruire consapevolezza -spiega Guerrieri-. L’obiettivo di fondo è che i beni escano da questo locale e assumano una nuova vita. Per alcuni è diventato uno spazio acquisito, dove si viene spesso, ma anche il luogo dove c’è una convenienza sociale-relazionale”. Tanti, infatti, sono i fruitori della Cianfrusoteca che, per certi versi, è diventata un’alternativa alla discarica tradizionale. E qui subentra anche un discorso di convenienza: chi magari non può permettersi l’acquisto di un prodotto, può trovare nella Cianfrusoteca quello che fa per lui. E senza pagare un euro. 

“A distanza di sei anni è diventata un’utopia concreta -conclude Guerrieri-, in grado di porsi come una scelta possibile davanti alla degenerazione dell’economia fondata sul mercato”. E se vogliamo, una piccola fiammella di rivoluzione culturale, prima di tutto, che va alimentata nel comune senso civico per poter comprendere che occorre una maggiore consapevolezza nella gestione dei prodotti che compriamo, a volte nella foga del momento, e che troppo velocemente releghiamo negli scatoloni delle cianfrusaglie.  

 

Alessio Quarta