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Adelchi, nuova stagione di crisi

Altri 568 posti di lavoro a rischio. L’azienda chiede la cassa integrazione straordinaria, i sindacati frenano. Intanto si sbloccano i fondi Cipe, ma gli operai rimangono in allerta

 

Si sbloccano i fondi, ma i lavoratori rimangono a casa. È questa l’amara realtà che sta toccando agli operai dell’Adelchi, nonostante lo scorso 26 giugno, nell’ultima seduta del Cipe, si sia stabilita la  riattribuzione dei 20 milioni di euro previsti dell’accordo di programma per il calzaturiero. Ad ogni modo, è stata necessaria una nuova protesta dei lavoratori per arrivare a sbloccare le risorse. La crisi del gruppo Adelchi, infatti, è tornata a pesare più forte che mai sulle spalle dei suoi operai, che il 16 giugno scorso si sono ritrovati con i cancelli chiusi a sbarrare il loro rientro in fabbrica dalle settimane di cassa integrazione ordinaria. È stato così per i 160 lavoratori della Nuova Adelchi, i 330 della Crc e i 78 della Gsc Plast. Per loro il patron Adelchi ha comunicato di aver bisogno della cassa integrazione straordinaria a zero ore. Tradotto significa che nessun lavoratore, in tal caso, potrebbe lavorare. E che ci si avvia, inesorabilmente, al licenziamento.
 È stata questa la molla della nuova protesta, che nelle scorse settimane ha visto gli operai dell’Adelchi scendere nuovamente in piazza al fianco dei sindacati. “Adelchi deve rispettare gli accordi, una volta per  tutte. Se stavolta non ci sarà una ripresa dell’attività produttiva non ci potrà essere più dialogo con l’azienda -ha sostenuto Giuseppe Guagnano, segretario generale Filtea Cgil-. Si è invocata la cassa integrazione straordinaria, ma per questa devono essere previsti o un progetto di riorganizzazione o uno di ristrutturazione aziendale. In questo caso non abbiamo né il primo né il secondo. Attualmente, i lavoratori non sono in cassa integrazione straordinaria e nella maniera più assoluta non ci andranno. L’impegno del Gruppo Adelchi era di continuare a mantenere i lavoratori con ammortizzatori ordinari”.
Ma qual è stata la causa della nuova ondata di crisi? Il patron Sergio Adelchi ha dichiarato di aver perso 25 milioni di euro solo nel 2008 e di non avere liquidità, perché le banche non concedono accesso al credito. Di conseguenza, lo stop è necessario. Ciò che non torna è perché si sia atteso tanto tempo per comunicare una perdita così grave, visto che fino a qualche mese fa si parlava addirittura di ottimi risultati con la nuova scarpa “Air System”. Che cos’è? È una particolare calzatura traspirante, il cui sistema, riducendo il 65% di umidità rispetto ad una scarpa normale, “è basato principalmente sulla qualità del prodotto. Infatti, oltre ad avere una produzione controllata e completamente Made in Italy, il brevetto è certificato Tuv. In uno scenario sempre più rapido e globale è tempo anche di pensare allo stesso Made in Italy. Da qui un prodotto concepito e realizzato completamente in Italia, dove l’esperienza della manodopera, le idee, la creatività e lo stile sono stati motivo di successo nel mondo”. È quanto si legge su internet riguardo alla promozione della nuova calzatura. Ma i sindacati rimangono scettici. “Da più tempo Adelchi ci dice di avere un brevetto e di star iniziando a produrre questo tipo di scarpa -incalza il Segretario Guagnano-. Noi organizzazioni sindacali già dal mese di gennaio abbiamo chiesto di conoscere ed entrare nel merito del progetto, che a tutt’oggi non ci è stato presentato”.
Certo, finché Adelchi non presenterà un piano concreto di investimento per una scarpa di qualità, completamente diversa da quella che produce oggi, continuerà ad essere un’azienda a rischio. D’altronde, i numeri parlano. Nel solo gruppo Adelchi si sono persi oltre 500 posti di lavoro. Altri 210 operai delle aziende Magna Grecia e Knk sono accompagnati dagli ammortizzatori sociali straordinari. E incerto rimane il futuro dei 568 lavoratori di Nuova Adelchi, Crc e Gsc Plast.

 

(T. C.)