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A Leuca l’ex colonia Scarciglia fa brutta mostra di sé

Un contenzioso ancora in atto dal 1999 tra Provincia di Lecce e Demanio impedisce il recupero o l’abbattimento di quest’ecomostro collocato a Punta Meliso 

 

Pochi chilometri più a sud di Tricase e si arriva a Santa Maria di Leuca. Scenari mozzafiato, mare cristallino e una vista che conquista i turisti da anni. Non si può dire lo stesso dell’ex colonia Scarciglia, collocata su Punta Meliso e ormai da 14 anni abbandonata al suo status di rudere. 

In questo caso la storia parte da lontano, da molto lontano. Da quasi un secolo fa, quando nel 1922 venne istituita questa colonia per la cura dei pazienti affetti da tubercolosi, provenienti da tutta la provincia di Lecce. Negli anni Quaranta il centro venne trasformato, poi, in ospedale dove nacquero tanti bambini, figli di centinaia di profughi che dopo la liberazione dai campi di concentramento erano stati provvisoriamente smistati nei centri di accoglienza salentini, dalla stessa Leuca a Santa Maria al Bagno. 

Gli ultimi pazienti vennero dimessi a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, poi iniziò il lento declino, fin quando il Demanio non decise di cedere l’ex colonia alla Provincia di Lecce a condizione che venisse convertita a scopi sociali. 

L’ente provinciale decise di farne un resort a cinque stelle, motivo per cui fu pubblicato un bando pubblico. Parte da qui una serie di contenziosi e di cause giudiziarie che non sono ancora del tutto finiti. Infatti, se dal punto di vista giudiziario i presunti abusi edilizi hanno trovato una propria conclusione con la piena assoluzione di tutti i coinvolti (lo stesso dicasi per quel che concerne l’aspetto amministrativo e civile tra le ditte in contenzioso, risoltosi serenamente con una sentenza del Consiglio di Stato), altrettanto non è avvenuto per il procedimento ancora in piedi tra la Provincia di Lecce e il Demanio. Quest’ultimo, dopo aver venduto l’immobile per la metà del proprio valore nel 1999 e vedendo le varie scelte effettuate dall’istituzione provinciale, cercò di fare un passo indietro, dichiarando risolto il contratto di vendita dal momento che non era stato rispettata la destinazione a scopi sociali per cui era stato ceduto. 

A inizi Duemila si fece avanti Roberto Colaninno, con l’intento di costruire un albergo a 5 stelle, con 72 camere e completo di centro benessere, per una spesa complessiva di oltre 9 milioni di euro. Nel 2005 la struttura venne sequestrata per irregolarità nelle procedure seguite per il rilascio dei permessi di costruzione e per l’assenza di alcune autorizzazioni inerenti la realizzazione e la fattibilità delle opere. L’Amministrazione comunale di Castrignano del Capo che, all’epoca dei fatti fu pronta a consegnare il retrostante edificio scolastico avallando il progetto complessivo, ora, visti i continui crolli che si susseguono da anni e una struttura lasciata incompiuta e abbandonata, insiste perché Provincia e Demanio trovino un accordo, cedendo all’ente comunale il fabbricato in modo da poter intervenire quanto prima. Della faccenda se n’è occupato nelle scorse settimane anche il deputato di Forza Italia, Rocco Palese, che preme perché Punta Meliso venga presto liberata da questo ecomostro. 

 

Alessio Quarta