Le associate di Libera Federazione Donne consegnano a malincuore le chiavi dell’ex Liceo musicale e continuano a chiedere alle istituzioni un luogo per proseguire il loro lavoro
Hanno consegnato simbolicamente le chiavi della loro sede, ma hanno assicurato: “Non getteremo la spugna. Continueremo a parlare con le istituzioni perché si facciano carico, e non soltanto a parole, dell’esigenza diffusa di avere un luogo in cui poterci esprimere liberamente”. Dopo mesi di battaglie, sabato scorso, le associate di Libera Federazione hanno detto addio alla loro “casa”. L’ex Liceo musicale “Tito Schipa”, grazie a un finanziamento regionale di un milione di euro, diventerà una Casa della Musica e sede permanente degli orchestrali dell’omonima Fondazione. Le donne, così, hanno dovuto sloggiare per l’inizio dei lavori.
“Dopo la ristrutturazione, per noi non ci sarà più posto”, ha detto con un pizzico di amarezza la referente della Casa delle Donne, Antonella Mangia. Nonostante le rassicurazioni del vicepresidente della Regione Puglia, Loredana Capone, disposta ad assicurare all’associazione femminile un’ala dello “Schipa”, il presidente della Provincia Antonio Gabellone ha avuto la meglio: “Casa delle Musica e Casa delle Donne non possono convivere, non ci sono gli spazi sufficienti”, aveva detto nei mesi passati. Una parte di responsabilità politica, secondo Libera Federazione, sarebbe proprio del vicepresidente regionale: “Non ha voluto o saputo vincolare il finanziamento a un impegno formale con la Provincia di Lecce, fornendo un alibi a chi si è sempre opposto a questa soluzione”, hanno gridato in coro le interessate. I mesi estivi sono stati caratterizzati dal toto-alternative: Gabellone si era reso disponibile a trovare un’altra sistemazione. “L’unica offerta che il presidente ci ha fatto è stata quella di una ‘stanzetta’ alle Manifatture Knos, tacendo che anche lì a breve cominceranno i lavori di ristrutturazione. Se avessimo accettato -ha sottolineato Antonella Mangia- ci saremmo ritrovate di nuovo in mezzo alla strada”. Anche il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, ha comunicato di non avere luoghi adatti mentre “per associazioni meno numerose gli immobili si trovano”, hanno denunciato. Decise a non voler passare da uno sfratto all’altro, le donne promettono che “anche senza casa, il progetto resterà vivo”. Chiavi in cartoncino rosso e lucchetto alla mano, hanno salutato la loro casa e detto ‘arrivederci’ all’impegno femminile in città.
Barbara Politi