di Stefano Manca
Da anni non sentivo parlare di furti di libri. Eppure è accaduto. Non il furto, ma che si tornasse a sfiorare questo tema. A Lecce giorni fa si è diffusa la notizia – poi smentita – di un furto di libri dalla Biblioteca Ognibene. L’occasione che avrebbe reso l’uomo ladro sarebbe stata l’inaugurazione di una mostra d’arte. Un atto, è stato definito alla prima pubblicazione online della notizia, che offende la cultura e la comunità. Come non condividere…
E non è affatto un’esagerazione parlare di offesa a un’intera comunità quando scompaiono dei libri. Fortunatamente in questo caso, repetita iuvant, non si è registrato alcun furto, poiché le copie dell’opera “sparita” sono state ritrovate “sane e salve” nei medesimi locali (forse erano stati momentaneamente spostati). Tuttavia la mente, almeno la mia, è andata comunque, per qualche minuto, ai (veri) furti di libri. C’è un valore non solo economico ma culturale, intellettuale e creativo quando parliamo di libri. Solitamente i loro ladri sono invisibili. Addirittura sembrerebbe esserci una certa ritrosia, soprattutto da parte delle librerie, a parlare del fenomeno, probabilmente per timore che l’ammissione dei furti subiti possa sortire una sorta di effetto emulazione. Contorsioni sociologiche a parte, la ferita inferta dinanzi alle pagine sparite rimane tutta lì, nero su bianco. Come le pagine di un libro, appunto.
(da Belpaese del 29 giugno 2024)